Night-night, America – Militia – Quinta puntata

  

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Continua la nostra rubrica che ci permette, grazie al nostro tesserato Alessandro Casiraghi, di approfondire i profondi cambiamenti che stanno interessando gli Stati Uniti d’America. Ecco la quinta puntata.

 

Militia

Ero curioso di seguire il dibattito presidenziale per una ragione in particolare: capire fino a che punto Trump era disposto ad arrivare. E la risposta non è tardata.

“Sarebbe disposto, questa sera – chiede il moderatore a Trump – a condannare i suprematisti bianchi e i gruppi di milizia, dire loro di ritirarsi e non aggiungere violenza in numerose città, come abbiamo visto in Kenosha e Portland?”

Trump: “Certo, sono disposto a farlo, ma tutto quello che vedo arriva dall’estrema sinistra” Tergiversa. Sia il moderatore sia Biden lo incitano: “Ma se davvero vuoi dirlo allora dillo!”

E Trump, spazientito, risponde: “Vuoi chiamarli…Come vuoi chiamarli? Dammi un nome, Dammi Un Nome! Chi Vuoi Che Condanni? CHI?”

“I Proud Boys”, suggerisce Biden.

E Trump: “Proud Boys?!? STAND BACK AND STAND BY!”

Subito non ho capito il vero significato di quel verbo. Ma vedevo che tutte le principali testate giornalistiche riportavano la notizia. Ho cercato su internet ed è uscita questa definizione: “Se qualcuno o qualcosa è in stand by, significano che sono pronti ad essere usati se ce ne fosse bisogno. Esempio: cinque ambulanze sono in stand by all’aeroporto.”

Alla domanda di condannare i neo-nazisti, Trump ha pubblicamente risposto chiedendo loro di stare buoni e tenersi pronti. (Qualche ora dopo la fine del dibattito, i profili social dei Proud Boys sono stati invasi da foto di coppie omosessuali, ragazzi orgogliosi in un altro modo più genuino)

 

Trump non è nuovo a queste uscite.

Tra l’11 e il 12 agosto del 2017 a Charlotesville, nello Stato del Virgina, si svolse “Unite the right”, una manifestazione che aveva l’obiettivo di riunire sotto uno stesso ombrello le diverse anime dell’estrema destra: la destra alternativa (alt-right), i neo-Confederati, i nazionalisti bianchi del Ku Klux Klan, neo-nazisti e varie milizie di destra. La manifestazione si trasformò in scontro con l’arrivo dei gruppi di antifascisti (Anti-Fa). Gli scontri culminarono quando un ragazzo 20enne, membro di Vanguard America, si scagliò contro la folla con la sua auto, uccidendo una ragazza di 32 anni e ferendo altre decine. Nei giorni successivi alle manifestazioni di Charlotesville, Trump tergiversò a condannare i movimenti di estrema destra, poi li condanno, per poi in ultimo scatenarsi in una intervista burrascosa in cui affermò che c’erano persone per bene da entrambe le parti.

 

Ma cos’è il suprematismo bianco? È un movimento che crede che i bianchi siano superiori ad altre razze e per questo debbano dominarle. Kathleen Belew, docente di storia americana all’Università di Chicago e autrice del libro “Bring the War Home: The White Power Movement in Paramilitary America“, preferisce usare il termine più ampio di ‘movimento bianco’. Scrive Belew: “Per gli appartenenti a questo movimento, l’imminente cambiamento demografico – ossia il momento in cui una città, una contea o una nazione non sarà più a maggioranza bianca – non è affatto morbido, ma rappresenta piuttosto una minaccia apocalittica”.

E ancora: “È un movimento transnazionale che vuole rovesciare gli Stati Uniti, unire i bianchi di tutto il mondo e assicurare un mondo fatto solo da bianchi.”

Belew individua le origini di questo movimento tra la fine degli anni ‘70 e l’inizio degli anni ‘80, in corrispondenza con il rientro in patria di alcuni reduci della guerra del Vietnam: “Una delle loro tattiche principali si chiamava ‘resistenza senza capo’. Poche persone lavoravano in una cellula senza comunicazione diretta con altre cellule e senza ordini diretti da un capo. Questa strategia fu implementata dal movimento bianco per evitare infiltrazioni e azioni giudiziarie.” Secondo la sua teoria, diversi attentati terroristici domestici e sparatorie di massa commessi negli ultimi decenni non sono episodi da considerare singolarmente ma sono accomunati in maniera strutturale dall’obiettivo di realizzare una nazione basata sulla razza.

 

La frammentazione di questi gruppi e la diversificazione dei loro obiettivi è funzionale ad attirare nuovi adepti e rimpinguare le fila. E ce ne sono tantissimi.

Ad esempio i Boogaloo Bois, il più recente gruppo nato da un meme razzista su internet. Si riconoscono perché indossano una camicia hawaiana come uniforme, sono eterogenei nello scopo che individualmente danno al loro attivismo, ma accomunati dal desiderio di riportare la guerra civile in America. Sono anche stati protagonisti della protesta armata contro le misure anti-Covid durante la riunione della camera legislativa dello stato del Michigan.

Oppure i Threepercenters, il gruppo paramilitare che difende il secondo emendamento, il diritto costituzionale sancito nel 1791 di possedere le armi e che recita “A well regulated Militia, being necessary to the security of a free State, the right of the people to keep and bear Arms, shall not be infringed”. Il nome del gruppo deriva dalla convinzione che, durante la Rivoluzione Americana, fu sufficiente soltanto il 3% dei coloni americani armati per vincere contro il Regno di Gran Bretagna.

Ma anche singoli individui possono essere un esempio, come i coniugi Mark e Patricia McCloskey. Durante le proteste dei Black Lives Matter sono usciti di casa impugnando pistola e fucile per minacciare i manifestanti. Ad agosto, sono stati ospiti della convention repubblicana con un videomessaggio che esordiva così: “L’America è una grande nazione dove, non solo hai il diritto di possedere un’arma e usarla per difenderti ma anche dove migliaia di americani sono disposti a darvi consigli gratuiti su come usarla. Quello che avete visto succedere a noi può facilmente succedere a chiunque di voi, che cercate di in quartieri tranquilli.”

Come se non bastasse, all’inizio di ottobre 2020, a meno di un mese dalle elezioni presidenziali, tredici persone sono state arrestate. Erano pronte a mettere in atto il loro piano di rapire, arrestare, tenere in ostaggio e poi giustiziare Gretchen Whitmer, la governatrice democratica del Michigan diventata bersaglio di proteste per aver adottato misure restrittive contro il Covid-19. Secondo l’FBI il gruppo si è riunito più volte durante l’estate per addestrarsi nell’uso delle armi da fuoco ed esercitarsi nelle pratiche di combattimento, nonché costruire esplosivi edili. I membri avevano spiato i movimenti della governatrice nei mesi di Agosto e Settembre e avevano ipotizzato di fare esplodere una bomba sotto il ponte di un’autostrada con lo scopo di distrarre le autorità e l’FBI dalla loro operazione.

Ho sempre vissuto nella convinzione che il mondo stava andando, anche se a fatica, nella direzione del progresso e della fratellanza. Avevo l’idea che l’America fosse l’esperimento meglio riuscito di questo processo. Adesso che mi trovo ad osservarla da vicino, mi sembra più una nazione traumatizzata da vecchie ferite che rischia di farsi rapire dai fantasmi del passato. Adesso che il mondo si è fermato, mi sembra che questi fantasmi alimentino ancora di più la paura per ciò che appare diverso, la paure delle invasioni, la paura di non arrivare a fine mese. C’è uno spettro molto pericoloso che si aggira in America, e non è di certo quello del comunismo.

Per approfondire: Netflix – Alt-Right – The Age of Rage

 

Alessandro Casiraghi

 

Foto presa da: https://www.nbcnews.com/think/opinion/charlottesville-s-white-supremacists-are-being-targeted-law-took-down-ncna1041246