Ragazzo di 16 anni, ai lavori forzati perché omosessuale

  

Dopo circa un secolo dalla condanna a 2 anni di lavori forzati emessa da un tribunale britannico contro Oscar Wilde, la storia si ripete, a qualche grado di latitudine di distanza. Questa volta gli anni di lavori forzati sono 3, cui se ne aggiungono altri 3 di libertà vigilata, e il condannato ha 16 anni, è egiziano e si chiama Mahmud.

Si svolge oggi, al Cairo, la prima udienza del processo di appello del giovane, condannato lo scorso 18 settembre a conclusione di un processo che lo vedeva imputato di "comportamento immorale" (‘omosessualità non è esplicitamente prevista dal codice penale egiziano).

Arcigay, che da mesi sta seguendo questo caso in coordinamento con Amnesty International Italia, lancia un appello al Governo italiano perché intervenga presso le autorità egiziane e in sede di Unione Europea. "La tutela dei diritti umani fondamentali sanciti da numerosi trattati internazionali – commenta Sergio Lo Giudice, presidente nazionale Arcigay – non rimanga ancora una volta lettera morta". Proprio in queste settimane il Parlamento Europeo è chiamato a ratificare ‘accordo di associazione con ‘Egitto. Si dica chiaramente che questo processo e questa condanna violano i diritti umani fondamentali, contraddicendo quel’accordo.

Il ragazzo fu arrestato il 10 maggio scorso. Durante le prime 2 settimane dopo ‘arresto gli è stato impedito di incontrare i suoi familiari e di vedere un avvocato. Le "confessioni" che la polizia ha strappato a Mahmud in queste due settimane sono state utilizzate come prove contro di lui durante il processo. Il suo avvocato ha dichiarato che queste confessioni sono state ottenute tramite pressioni sul ragazzo, che le ha successivamente smentite.

Il caso di Mahmud si inserisce nel processo che si sta consumando al Cairo contro 52 presunti omosessuali, imputati di "comportamento immorale". ‘arresto e il conseguente processo hanno acceso in Egitto una vera e propria caccia alle streghe anti-omosessuale. In alcuni casi le foto e addirittura ‘indirizzo di casa degli imputati sono finiti sui giornali. Gli arrestati e i loro familiari hanno ripetutamente denunciato torture, violenze, ammissioni di responsabilità strappate con la forza e si sono professati innocenti. Il processo, eccetto che per il giovane Mahmud, è affidato al’Alta Corte per la Sicurezza dello Stato, un tribunale speciale il cui giudizio, previsto per il 14 novembre, sarà inappellabile.

Dopo circa un secolo dalla condanna a 2 anni di lavori forzati emessa da un tribunale britannico contro Oscar Wilde, la storia si ripete, a qualche grado di latitudine di distanza. Questa volta gli anni di lavori forzati sono 3, cui se ne aggiungono altri 3 di libertà vigilata, e il condannato ha 16 anni, è egiziano e si chiama Mahmud.

Si svolge oggi, al Cairo, la prima udienza del processo di appello del giovane, condannato lo scorso 18 settembre a conclusione di un processo che lo vedeva imputato di "comportamento immorale" (‘omosessualità non è esplicitamente prevista dal codice penale egiziano).

Arcigay, che da mesi sta seguendo questo caso in coordinamento con Amnesty International Italia, lancia un appello al Governo italiano perché intervenga presso le autorità egiziane e in sede di Unione Europea. "La tutela dei diritti umani fondamentali sanciti da numerosi trattati internazionali – commenta Sergio Lo Giudice, presidente nazionale Arcigay – non rimanga ancora una volta lettera morta". Proprio in queste settimane il Parlamento Europeo è chiamato a ratificare ‘accordo di associazione con ‘Egitto. Si dica chiaramente che questo processo e questa condanna violano i diritti umani fondamentali, contraddicendo quel’accordo.

Il ragazzo fu arrestato il 10 maggio scorso. Durante le prime 2 settimane dopo ‘arresto gli è stato impedito di incontrare i suoi familiari e di vedere un avvocato. Le "confessioni" che la polizia ha strappato a Mahmud in queste due settimane sono state utilizzate come prove contro di lui durante il processo. Il suo avvocato ha dichiarato che queste confessioni sono state ottenute tramite pressioni sul ragazzo, che le ha successivamente smentite.

Il caso di Mahmud si inserisce nel processo che si sta consumando al Cairo contro 52 presunti omosessuali, imputati di "comportamento immorale". ‘arresto e il conseguente processo hanno acceso in Egitto una vera e propria caccia alle streghe anti-omosessuale. In alcuni casi le foto e addirittura ‘indirizzo di casa degli imputati sono finiti sui giornali. Gli arrestati e i loro familiari hanno ripetutamente denunciato torture, violenze, ammissioni di responsabilità strappate con la forza e si sono professati innocenti. Il processo, eccetto che per il giovane Mahmud, è affidato al’Alta Corte per la Sicurezza dello Stato, un tribunale speciale il cui giudizio, previsto per il 14 novembre, sarà inappellabile.


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