Arcigay risponde al ministro Prestigiacomo

  
Stefania Prestigiacomo

Stefania Prestigiacomo

Arcigay risponde alle dichiarazioni di Stefania Prestigiacomo. Il presidente nazionale, Sergio Lo Giudice, si rivolge direttamente al Ministro per le Pari Opportunità con queste parole:

"Cara Ministro, non è vero che in questo Paese ognuno è libero di vivere la propria sessualità. Questo è un paese in cui carabinieri e poliziotti gay vengono costretti a lasciare la divisa, in cui il mobbing omofobo sul lavoro è al'ordine del giorno, in cui si continua colpevolmente ad ignorare il disagio di adolescenti gay e lesbiche sui banchi di scuola. Ed è anche un Paese in cui le forze politiche, che per decenni hanno nascosto la tesata sotto la sabbia, sono state costrette a misurarsi con la questione omosessuale e transessuale dalla presenza di centinaia di migliaia di manifestanti durante i Gay Pride degli scorsi due anni.
Alcuni deputati di Alleanza Nazionale, suoi colleghi di maggioranza, proprio in queste settimane stanno raccogliendo firme per una proposta di legge che vorrebbe limitare il diritto a manifestare delle persone omosessuali: anche questa è una minaccia al'esercizio di basilari libertà costituzionali".

Le manifestazioni del Gay Pride si svolgono da decenni in tutti i paesi liberi e da sempre rappresentano non una esibizione pubblica delle proprie abitudini sessuali, quanto la rivendicazione di precisi diritti civili, di rispetto e pari dignità. Per questo, in ogni grande città 'occidente i sindaci e gli uomini politici, di sinistra e di destra (ricordiamo il caso di Rudolph Giuliani a New York) non solo sostengono ma scendono anc'essi in piazza alla testa di questi cortei.

Diritti che lei giudica "impossibili" come il riconoscimento giuridico delle coppie dello stesso sesso, sono già stati riconosciuti dalla maggior parte degli stati europei (Francia, Germania, Portogallo, Paesi Bassi, Belgio, Danimarca, Svezia, Norvegia, Finlandia, Islanda). Per queste ragioni, forse, in Italia come in nessun altro Paese europeo è oggi necessario scendere in piazza e manifestare per un piena uguaglianza di diritti e pari dignità sociale delle persone.

"Speriamo di collaborare positivamente col suo Ministero – conclude Lo Giudice – affinché, come lei ha già dichiarato di voler fare, si intervenga contro le discriminazioni omofobe. Ma noi abbiamo un obiettivo urgente, che vorremmo fosse anche il suo: liberare da un destino di invisibilità milioni di connazionali, suoi e miei, ancora oggi oggetto di un forte stigma sociale. Per questo saremo a Padova in migliaia".


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