Memoriale a Berlino per i gay sterminati

  

Il Bundestag, la camera bassa del parlamento tedesco, ha approvato venerdì a maggioranza un progetto che prevede lo stanziamento di mezzo milione di euro per la costruzione a Berlino di un memoriale dedicato alle decine di migliaia di omosessuali perseguitati e uccisi durante il periodo nazista. Il memoriale verrà costruito nel centralissimo parco del Tiergarten, non lontano dal’altro memoriale di Berlino, quello dedicato agli ebrei vittime del’Olocausto. Si calcola che siano stati almeno cinquantamila gli omosessuali condannati come «criminali degenerati» durante gli anni del nazismo; nella quasi totalità si trattava di tedeschi maschi «ariani», considerati una minaccia alla forza e allo sviluppo demografico della nazione (di gay stranieri e lesbiche al regime non importava nulla). Dei condannati, un numero che oscilla fra un terzo e la metà finirono nei lager (soprattutto a Mauthausen, Dachau e Buchenwald; raramente nei campi est-europei) con un triangolo rosa cucito sulla divisa, quasi tutti senza farne più ritorno. Il loro trattamento fu in genere più duro di quello riservato agli altri internati, e spesso furono sottoposti a esperimenti medici mirati a «curare» la loro «malattia».

«Vogliamo ricordare questo gruppo di vittime perché non dobbiamo più tacere sul prezzo che in tanti dovettero pagare per aver rivelato il loro orientamento sessuale», ha detto Christina Weiss, viceministro per la cultura e i media. E il deputato dei Grünen Volker Beck ha aggiunto che «nel passato gli omosessuali vittime del regime nazista sono stati in gran parte tagliati fuori dalla cultura tedesca della rimembranza. Ma tutto ciò ormai è finito».

Speriamo sia davvero così, anche se a dire il vero le parole di Beck suonano piuttosto ottimiste: visto che la decisione del Bundestag è stata piuttosto sofferta ed è stata presa comunque solo con i voti della maggioranza rossoverde, mentre ‘opposizione cristiano-democratica e cristiano-sociale ha votato contro dopo aver tentato in ogni modo di impedirla. E va ricordato che soltanto ‘anno scorso il parlamento, superando a maggioranza le forti obiezioni avanzate ancora da Cdu e Csu, aveva deciso di garantire una formale riabilitazione agli omosessuali che avevano subito condanne penali durante il nazismo in relazione al loro «delitto» di essere gay – condanne che tra ‘altro i superstiti dei lager si videro obbligati a scontare fino in fondo o addirittura oltre il termine, in normali prigioni tedesche, dopo ‘apertura dei campi di concentramento da parte degli alleati nel `45.

La Germania in effetti ha faticato molto, più di altri paesi europei, per superare il muro di diffidenza e pregiudizio eretto nei confronti degli omosessuali: un muro che i nazisti contribuirono a rendere ancor più alto, ma senza inventare nulla, e che anche dopo la sconfitta e la caduta del regime rimase a lungo in piedi. Basti pensare che il famigerato articolo 175 del codice penale, che puniva come un reato i rapporti omosessuali maschili tra adulti, è rimasto in vigore ininterrottamente dal 1871, quando venne approvato il nuovo codice subito dopo la fondazione del’impero tedesco, fino al 1994, anno della sua definitiva abolizione; e che solo nel 1969 vennero «mitigate» le parti di quel’articolo che i nazisti avevano inasprito nel 1935, rendendo «criminale» qualunque «contatto tra uomini maggiori di 21 anni con un apparente intento sessuale», compreso il «guardare intensamente».

E poco conta, tutto sommato, il fatto che soltanto durante i dodici anni del regime nazista quel’articolo sia stato rigidamente e severamente applicato, mentre prima e dopo la sua messa in pratica è stata soltanto sporadica: non si può dimenticare che il governo e il parlamento della Repubblica federale nel 1956 hanno specificamente negato agli omosessuali vittime del nazismo il diritto a qualsiasi forma di compensazione, e che dovettero passare esattamente quaran’anni dalla caduta del nazismo perché il presidente Richard von Weizsäcker, nel suo discorso del’8 maggio 1985, riconoscesse come ingiuste le sofferenze subite da tante migliaia di persone.


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