Milano: il cammino per una moderna comunità gay

  

E’ stato proprio un gran bel Gay Pride quello che si è tenuto sabato a Milano. Una manifestazione piena di giovani e giovanissimi, serenamente orgogliosi di partecipare ad un evento, che sempre più assume i connotati di una festa consapevole. Appunto, una festa che parla alla comunità gay milanese e lombarda con segni semplici, mettendo da parte l’iper politicità per dare spazio alla partecipazione personale ragionata.

Milano Pride 04

Milano Pride 04

A guardarlo bene questo corteo di Milano, segnala un mutamento che silenziosamente sta attraversando il movimento e, di cui molte sigle e associazioni sembrano ancora non accorgersi.

E’ pronta una nuova generazione di gay, che sembra voler ricercare strumenti e linguaggi nuovi.

Non si tratta ancora di un movimento impetuoso, ma alcuni segni sono evidenti: distacco sempre più evidente dalle coreografie anni ’70, (a parte il cult per la musica trash, ma espresso con grande ironia), sempre minor spirito di provocazione esteriore, anzi ostentazione di look normal e omogeneizzanti, (se si escludono 6 transessuali brasiliani che hanno sfilato con le tette al vento e 3 o 4 drag queen, il resto del corteo sembrava una manifestazione a metà tra un raduno di scout e un meeting musicale lievemente alternativo).

Al Pride di Milano ha partecipato un torrente di gay 40-50 enni (e molti ai bordi delle strade in attesa di veder sfilare le nuove leve) e un fiume di giovani 20-30 con una forte presenza anche di giovanissimi. Donne e ragazze, mischiate agli uomini senza nessuna indicazione di appartenenza a sigle o associazioni.

E’ da questo piccolo spaccato che si possono intravedere cambiamenti per ora appena accennati, che diventano forse più chiari, quando durante la serata una buona parte dei partecipanti al corteo si riversa al Borgo del Tempo Perso, invade tutti gli spazi disponibili e prosegue il gay day ballando, visitando la mostra, osannando Ivana Spagna, discutendo a gruppetti con i candidati presenti alla serata (Andrea Benedino e Cecchi Paone), ecc.

Un’atmosfera particolare, che non segna una discontinuità con la sfilata pomeridiana, e forse è questo il vero successo di un lavoro aggregativo che il Cig sta perseguendo da alcuni anni. Si tratta di una vera e propria ricostruzione di un tessuto sociale e culturale coltivata con pervicacia, anche scontando incomprensioni con altre sigle e personalità del movimento.

Bisogna conoscere bene il gruppo dirigente che affianca Paolo Ferigo e i tanti volontari, che oltre ad impegnarsi nelle serate del Borgo, lavorano nei vari servizi dell’Arcigay di Milano, per comprendere fino in fondo che quest’azione riscuote un consenso diffuso, che ancora non si può del tutto esprimere, anche perché compresso dalla mancanza di spazi adeguati.

Più che di certezze, questo cammino avanza alimentato dai dubbi, contrassegnato anche da inevitabili errori, ma proprio per questo genuino, perché condotto da un gruppo che ricerca idee e parole nuove e, a cui tutti dovremmo esser grati.

Milano è da sempre uno dei poli più importanti del movimento glbt italiano. In alcuni tratti della sua storia, la comunità milanese non è stata pienamente consapevole delle sue potenzialità; oggi è probabilmente pronta a guidare la costruzione di una presenza gay forte, diffusa, moderna. Per realizzare questo obiettivo c’è bisogno di coltivare la memoria, di lavorare con spirito unitario, di coinvolgere gli intellettuali e le personalità, di riconoscere all’Arcigay di Milano il ruolo che gli spetta.


  •