La vittoria di Nichi, risarcimento per i gay

  

Da "’Unità" del 06.04.05 di Delia Vaccarello
Parigi, Bari

Nichi Vendola al BariPride2003

Nichi Vendola al BariPride2003

«Se Parigi avesse lu mèr, sarebbe una piccola Bèr». se Bertrand Delanoe è sindaco omosex dichiarato della capitale francese, Nichi Vendola, politico gay, oggi è governatore della Puglia. L’elezione di Vendola sa di Europa, un’Europa annidata nel cuore del nostro Sud, che non tollera l’offesa, anzi la ritorce contro chi l’ha lanciata. Effetto boomerang.
L’autunno scorso in nome della lotta alle discriminazioni l’Unione Europea ha bocciato la candidatura a commissario di Rocco Buttiglione perché le sue posizioni omofobiche erano incompatibili con l’Ue dei diritti per tutti. Non valse a nulla, allora come ora, agitare l’insulto alla volta dei gay – parlare di Europa di “culattoni” – su carta ministeriale. Non è valso a niente offendere, anche questa volta da parte di responsabili di governo, alla vigilia delle elezioni. Nichi Vendola ha vinto, non perché gay, ma essendo gay. Alla Puglia “europea” non importa se il candidato sia etero o omosex. Sono sufficienti la sua bravura e la sua capacità ­ chi ha sentito parlare Vendola in pubblico lo sa bene ­ di catturare l’emozione di chi ascolta. Quale emozione più esaltante di quella della libertà? Ciò che fa differenza, tra destra e sinistra, è oggi «la capacità di intercettare la domanda di libertà», ha dichiarato Vendola. Oggi chi agita gli insulti contro gli omosessuali mette il bavaglio a questa domanda.

Una prova? Nel 2003 in occasione del Bari Pride scesero in piazza nel capoluogo pugliese 50mila persone per difendere i diritti dei gay, nel desiderio di sconfiggere il concetto di cittadinanza di «serie b». La città era in festa. Fu il primo segnale.

In questi giorni il popolo dei gay, delle lesbiche e delle persone trans esulta in Italia e festeggia in Puglia. «Il mio cellulare è tempestato di sms di felicità di amici gay non di sinistra che hanno votato Nichi», dice Viviana Loprieno, presidente del circolo Arcigay di Bari (Vendola è stato uno dei fondatori di Arcigay, nel 1985). Dunque, gli insulti e i colpi bassi agli omosex non pagano a destra.

Parlare catturando le emozioni di chi ascolta e agire senza tradirle dà corpo alle parole. Molti hanno sofferto in questi anni costatando l’«inversione di significato» che ha visto la «Casa delle Libertà» prendere in ostaggio l’amata parola e confinarla in un appartamento «privato». Non è più credibile parlare di libertà e strizzare l’occhio al pensiero omofobico. Ma neanche è sostenibile, come sottolinea Lo Giudice, presidente nazionale Arcigay, ritenere che gli italiani siano meno liberali del resto d’Europa. «E’ solo un alibi per chi ha paura di riforme sociali e civili». Gli italiani sono pronti.

E i politici? Non si nascondano dietro la «piccola Bari». E’ la forte domanda di libertà e di nuovi modelli che avvicina il sentire italiano alla mentalità d’Oltralpe. La Puglia di Vendola è l’«Europa» di casa nostra.


Da "La Repubblica" del 06.04.05 di ANTONELLO CAPORALE
Vendola, festa con la madre "Ecco la mia rivoluzione"

Pranzo con ragù a casa del vincitore. "Voglio fare qualcosa che resti nella storia della Puglia" – "Ora butto giù il mostro di Punta Perotti"
l´omosessualità – Come madre non ho fatto mai domande. Siamo stati proprio scemi, il nostro ragazzo soffriva, aveva bisogno del nostro affetto

i timori – Temevo di morire, non lo so perché. Temevo il fango, la trappola. Quanti schizzi mi sono piovuti in faccia in queste settimane

circo barnum – So che significa la mia vicenda, quali riconoscimenti segna la vittoria. Temo solo che la mia famiglia diventi un circo Barnum

TERLIZZI – Si fa festa, oggi è giornata di ragù. La famiglia Vendola è riunita in cucina. Papà Francesco sta lavando i piatti: «E´ bellissimo sa?». Bellissimo cosa? «Lavare. Mi piace, lo faccio volentieri, alla mia età è segno di vitalità». Sulla tavola, oramai sgombra dagli involtini di carne, restano i telefoni. Disposti ai quattro lati, mamma Antonetta e i figli Enzo, Nichi e Patrizia. Si parla del voto, e anche di altro.

La mamma: «Nichi è stato bravissimo».

Nichi: «Mamma è abituata ad esagerare, come sempre. Ma questa, è vero, era una prova che sentivo di poter superare».

Ora le tocca governare.

«Le dicevo della paura».

Pianse quella sera che fu chiamato a guidare il centrosinistra.

«Ero terrorizzato. Sapevo che per me sarebbe stata una sciagura, la vita che avrei perso e il futuro che mi si sarebbe parato dinanzi. Piansi infatti. Adesso sono presidente della Puglia. Quando rifletto sulla mia vita tendo spesso a immaginare il dopo. Penso alla morte, e alla lapide sulla quale altri scriveranno di me. E quindi io vorrò fare qualcosa di grande, qualcosa che possa restare nella Storia di questo territorio. Nella Storia, sì».

Se le dicessero che è megalomane?

Mamma: «Mio figlio è bravissimo».

Nichi: «Corro questo rischio. Ma farò in modo che il laboratorio pugliese divenga un modello europeo, si confronti con l´Andalusia e il Galles».

Sa già cosa fare, dunque.

«Ho le idee e le metterò in pratica».

Ne dica qualcuna. Iniziando da quella più semplice: con lei al governo le costruzioni orribili di punta Perotti verranno abbattute?

Nichi: «Spetta al sindaco l´abbattimento».

Patrizia: «Il sindaco dice che lascerà a te l´onore di premere il pulsante e fare il botto».

Nichi: «E vuol dire che farò il botto. Sarà un onore».

E il riordino degli ospedali. Finalmente farà vedere la rivoluzione che verrà.

«Fitto ha complicato e di molto le cose. Vorrò direttori sanitari in grado di mostrare di essere anche bravi imprenditori. Con me vincerà la meritocrazia. Ma tutta l´organizzazione degli ospedali sarà discussa con chi ci lavora. Insieme a loro, non contro di loro».

Lei ha promesso ai pugliesi una vita nuova. Un po´ come Berlusconi.

Nichi: «Non ho promesso, ho raccolto i bisogni, ho fatto la mappa dei bisogni. Ho ascoltato».

Enzo: «La mia preoccupazione è che possa deludere le attese».

Patrizia: «Da subito farei qualcosa per le periferie, per i poveri. Metterei più autobus, e servizi. E´ povera gente»

Nichi: «Scusate, Casini mi cerca».

La mamma: «Questa casa non ha mai conosciuto il potere. Viviamo qui dentro da quarant´anni. Adesso la discussione mi angoscia un po´».

Il potere è sempre angosciante.

Enzo: «Io metterei Fitto alla Sanità. Lo vedrei bene assessore, sono suo amico, giochiamo spesso a pallone. C´è stata la campagna elettorale, e vabbe´… ».

Nichi: «Non appaia strano, ma il mio primo compito sarà quello di far tornare il sorriso a chi nella Regione lavora. Il sorriso, la voglia di fare, di essere parte di un progetto comune».

Le basta il sorriso o immagina di procedere a una bonifica più radicale?

Nichi: «Prima viene il dialogo. Poi certo, se ci sarà bisogno, verrà il tempo della potatura».

Inizi a dire i nomi degli assessori.

Nichi: «Aspetti ancora un po´ e vedrà di che levatura».

Lei sa far bene di conto?

«Papà mi dice quanti soldi ho in banca. Da questo punto di vista sono una frana. Per fortuna mia le competenze in Puglia non mancano, sederanno con me personalità di prim´ordine».

Intanto dovrà anche edificare il palazzo della Regione, che è senza sede. Centro o periferia?

Nichi: «Periferia. In una zona collegata bene, ma fuori»

La sta disturbando questa continua attenzione alle sue preferenze sessuali?

Nichi: «Sono consapevole di quel che significa la mia vicenda, quali riconoscimenti segna la mia vittoria. Temo solo che venga scorticata la mia vita, e la mia famiglia diventi un circo Barnum».

La mamma: «Noi non abbiamo fatto mai domande, non abbiamo mai pensato nulla. Siamo stati proprio scemi, perché il nostro ragazzo soffriva e aveva bisogno del nostro affetto».

Il papà: «Siamo stati all´oscuro, poi abbiamo accettato. Un po´ in ritardo, questo sì».

Nichi: «Hanno provato ad insozzare questa campagna elettorale, poi, visto che non funzionava, hanno cambiato registro».

Ha temuto?

Enzo: «E´ stato anche male fisicamente, ha avuto una brutta broncopolmonite. A sera, dopo i comizi, gli facevamo le flebo».

Nichi: «Ho temuto, sì. Ho temuto i giornalisti, ero diffidente e avevo una paura, una grande paura».

Quale paura?

«Temevo di morire, non lo so perché. Temevo il fango, la trappola. Quanti schizzi mi sono piovuti in faccia. Prenda quel senatore di Alleanza nazionale, il senatore Buccero: "le mamme diessine non sceglieranno la maglietta zozza di Vendola, ma le camicie linde di Fitto". Puah!».

Con le cravatte non è mai andato d´accordo. Finite le elezioni, Vendola è di nuovo in girocollo nero. Grigio e nero: hanno scritto che si veste come i gangsters giapponesi.

«Le cravatte mi piacciono, ma il girocollo mi copre di più».


Da "La Repubblica" del 06.04.05 di CRISTINA ZAGARIA
"La mia vittoria, risarcimento per i gay"
I complimenti di Franco Grillini "Addio allo stereotipo dei macho meridionali". Il neopresidente: sono emozionato, capisco cosa significhi questa elezione per tutto il Sud

BariPride2003

BariPride2003

«Anche Fitto era gay friendly – ricorda Oliari – tanto che firmò il patrocinio per il Bari Pride, ma con la vittoria di Vendola la comunità omosessuale esulta». Anche se, avverte il coordinatore di Gaylib, «il nuovo governatore in Puglia per il popolo gay è solo un´importante ma piccola tessera nella politica italiana ed europea».

«Dopo l´esito di queste elezioni regionali in Puglia – dice invece il deputato dei Ds Franco Grillini, che è anche presidente onorario di Arcigay – non si potrà mai più dire che un omosessuale non può rappresentare le istituzioni in quanto istituzioni di tutti». Grillini ricorda proprio la grande manifestazione del Gay pride di due anni fa a Bari e dice orgoglioso: «Oggi possiamo dire che anche in Italia abbiamo un Delanoe (il sindaco omosessuale di Parigi) o un Wowereit (il sindaco gay di Berlino) entrambi eletti a grande maggioranza dal voto popolare». L´elezione di Vendola per il deputato Ds è "unica" anche «perché dimostra come lo stereotipo del machismo e del maschilismo meridionale sta venendo meno di fronte all´avanzare di una nuova classe dirigente aperta e capace di interpretare il cambiamento».

Puglia, sud, gay e futuro: è questo il nodo centrale per il mondo gay e lesbico. «Questa regione ha mostrato, con la fierezza del Meridione, che la società civile chiede un modo nuovo di fare politica, che prescinde dalle scelte affettive e dalla vita privata dei candidati» sorride Imma Battaglia, storica attivista del movimento omosessuale e presidente dell´associazione «DìGayProject». Per Cristina Gramolini, presidente di Arcilesbica, l´elezione di Vendola «dice chiaro che per battere Berlusconi non c´è bisogno di rincorrerlo, ma si può essere radicalmente alternativi a lui».


Da "La Stampa" del 06.04.05
La Puglia e lo «choc Vendola»
«I suoi fans? Giovani e donne» Mix di politica e rivoluzione civile oltre lo stereotipo di «Regione con l’orecchino» Adesso prende forma il sogno di creare un laboratorio culturale di livello europeo

IRROMPE ‘inedito pugliese. La vittoria di Nichi Vendola per quei soli 14 mila voti in più, che bruciano al’odierno capo del’opposizione Raffaele Fitto al punto da derubricarli a «u’inezia» e che specularmente fan misurare a Beppe Vacca «quanto ha tenuto bene il centrodestra in Puglia», preannunciano un futuro davvero nuovo, un mix di politica e rivoluzione civile che supera lo stereotipo della «Regione con ‘orecchino». Un cambiamento del costume ‘è adesso incarnato in mutamento politico: non succede spesso, quando succede, ammette Beppe Caldarola, «è una rivoluzione».

Ecco allora il tallone ‘Italia che scalpita e vuol diventarne la testa, i pub di Bari come quelli di New York, gli hotel tecnologici di Lecce come ad Amsterdam, il piacere di vivere nei relais tra le Murge e il Salento, e teatri comunali che offrono, in lingua originale, ‘ultimo Peter Brook con Michel Piccoli, di scena solo un paio di mesi fa a Parigi. In mezzo, ‘innamoramento come si sa ricambiatissimo di un governatore comunista, gay e papista per il vasto lumpen-proletariat pugliese. Dice infatti Vendola che «con me ha vinto una politica che ha sempre davanti il volto dei cittadini», e che «la Puglia diventerà un laboratorio politico e culturale di livello europeo», al punto che se ne parlerà con Prodi: e si sa che al centro di tutto, per Prodi, sta Gioia Tauro. Il ragionamento è che, con ‘irrompere delle tigri del’Estremo Oriente sulla scena della globalizzazione, si apre per quel porto ‘ultima possibilità di essere approdo centrale, europeo, delle merci. E dunque, ecco profilarsi con la vittoria di Vendola anzitutto un futuro concreto. Scenari che sfuggono, nel’ora della sconfitta, a Fitto: «Voglio vederli attuare il loro programma, il salario sociale che hanno promesso». Salario sociale? «Nooo, abbiamo proposto u’altra cosa: il salario ‘ingresso, sul modello blairiano del’”income support”, Fitto ha la brutta abitudine di capire quel che gli pare», fa Francesco Boccia, astro nascente della giunta vendoliana, già alla London School of Economics. Perché poi la vittoria di Vendola «assume e riassume il bisogno bruciante di modernità, acceso da Fitto, e poi dallo stesso Fitto estinto gestendo la Regione in una totale, splendida inconsapevolezza», per dirla col fisico Gianni Turriti, uno dei protagonisti della primavera pugliese.

Ma soprattutto, quel un voto che pure spacca la Puglia trasversalmente e a metà, raccoglie i consensi più inaspettati. Certo, la plastica rappresentazione della divisione, in quanto a potentati economici ed industriali, sta nei due cugini Divella: uno col centrosinistra, ‘altro col centrodestra. Ma, dice Boccia, «Nichi è riuscito ad intercettare il malcontento delle associazioni di categoria, costrette a trattare con Fitto pezzi di incentivi: noi abbiamo proposto la loro trasparenza e la rivalorizzazione dei sistemi di rappresentanza». Tradotto: al posto del sistema clintelare, con aiuti a pioggia agli amici, la gestione diretta delle risorse da parte delle associazioni di categoria. Esattamente co’è nel programma del’Ulivo, ma come novità assoluta nella Puglia orfana del sistema dinastico-clientelare di grande scuola democristiana prima, e socialista poi, che doveva portare al «miracolo del Sud-Est» e ha imboccato invece la direzione opposta. Quella, lo riconosce Fitto, impressa da una coalizione di governo che da Roma «guarda sempre a Nord e impone prezzi da pagare al Sud». Anche se pure i nemici riconoscono a Fitto scelte coraggiose, ma che si pagano, come quella di aver ridisegnato la Sanità su misura di una popolazione che invecchia e non si riproduce: e, dunque, chiusura dei reparti di ostetricia, e più rianimazione coronarica e lungodegenza.

Se dal’economia si passa alla politica, le sorprese non sono inferiori. Vendola ha portato al centrosinistra 90 mila voti in più, e ne ha sottratti al suo partito, Rifondazione comunista, per uno 0,4-0,5. Quel che basta perché il dalemiano Nicola Latorre ne concluda che «anche ‘elettorato lo ha vissuto come un candidato coalizionale», dimostrando quanto sia «una sciocchezza sostenere che ha vinto la sinistra radicale». Una prova in più? Il voto disgiunto, una crocetta sulla scheda per il governatore e u’altra su un partito opposto alla sua coalizione, ha portato che nel Barese e nel Foggiano per affondare Fitto ‘è votato Vendola, e An. Lo racconta Beppe Vacca, a Bari, dove è stato segretario regionale dei diesse, e per il quale «la ricetta vincente di Vendola è semplice: ha captato il voto popolare e femminile, ha dato voce ai giovani, non ha ricevuto la sfiducia dei ceti più forti». Quanto tutto questo cambierà il volto delle Puglie, poiché si tratta di una regione plurale, è presto per dirlo. «Ma già oggi siamo più liberi dai pregiudizi», dice il sindaco di Bari Michele Emiliano. E al potere ‘è un comunista, sottolinea Luciano Canfora, vero genius loci. Un comunista di quella fila di quasi-cinquantenni, gli ultimi formatisi nella Fgci. Come dice Massimo ‘Alema, «Nichi è bravissimo. Del resto, sono stato il suo professore di politica».


La dolce rivoluzione di Nichi
Comunicato stampa di Titti De Simone

Titti De Simone

Titti De Simone

Il voto del 3 e 4 aprile è un vero e proprio terremoto politico che segnala la crisi profonda del centrodestra e delle sue politiche liberiste sul solco di un processo democratico e partecipato alla politica, aperto dalle lotte e dai conflitti dei movimenti.
La vittoria di Nichi Vendola in Puglia è ‘annuncio di un altro mondo possibile, di una primavera che dal sud ha contaminato e contaminerà gli scenari futuri del paese.

Una vittoria politica e culturale, che ricostruisce un nuovo immaginario collettivo in cui radicalità e diversità sono paradigma di una alterità alla disumanità del liberismo, al razzismo, al’omofobia, al primato della disuguaglianza di cui è portatrice la globalizzazione. Nichi interpreta anche ‘alfabeto di una narrazione profonda, ancorata alla straordinaria ribellione del pensiero meridiano, che ha il volto radicale della domanda di libertà e legalità.

La politica può rinascere, e affidare la propria missione trasformatrice nel’intreccio fra una leadership e la gente, rompendo distanze, separazioni, esclusioni costruite seguendo logiche autoritarie.

La politica può rinascere nella costruzione di questa nuova cultura politica, di orizzonti grandi di cittadinanza plurima. Viene da qui e non per caso, ma per storia. E ce ne siamo accorti in migliaia già il giorno del Gay Pride di due anni fa quando Bari e la sua gente accolsero con bellezza quella straordinaria giornata di liberazione.

La vittoria di Nichi ci consegna alla rinascita di valori, ideali, relazioni, un nuovo umanesimo fondativo della politica. Al centro la persona, i suoi sogni, il suo diritto alla felicità. Con Nichi vince una Puglia diversa a cui diciamo grazie. ‘ un sogno che si realizza e parla a tutti di una possibile differente civiltà, in Europa e nel mondo.

Tanti auguri carissimo compagno.

Titti De Simone


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