Partito Democratico, un PACS indigeribile

  
Romano Prodi e Francesco Rutelli

Romano Prodi e Francesco Rutelli

La cosa che più colpisce nella continua evocazione della futura nascita del Partito Democratico, è il fatto che nessuno ancora sa con quale cemento e mattoni sarà costruita la nuova casa dei riformisti italiani.

Una delle poche cose chiare è che una parte della Margherita ha già dettato le sue condizioni e, chiarito, che nelle fondamenta della nuova abitazione non vi potranno essere la laicità dello Stato (se non orientata da Oltre Tevere), i diritti civili (se non quelli strettamente personali ed esclusivamente privatistici), l’autodeterminazione delle donne (poste sempre un passo indietro rispetto alla guida maschile spirituale delle gerarchie cattoliche), le determinazioni scientifiche e le loro concrete applicazioni (da vagliare con parsimonia rispetto alla Verità unica della Morale).

A questa seria e, perlomeno cristallina, carta d’identità valoriale del nuovo soggetto politico, si risponde da parte d’importanti dirigenti dei Democratici di Sinistra con fiacche precisazioni che invocano misteriose possibili mediazioni. In realtà non si ha voglia di discutere dei "temi eticamente sensibili"; si vuole rinviare il confronto a dopo, quando il partito sarà nato e nessuno ne avrà disturbato la gestazione o peggio congelato all’origine l’embrione.

Ma, giustamente, gli ambasciatori e le portavoce di Ruini incalzano il futuro coinquilino, delimitando bene il territorio e definendo tutta la partita valoriale come "non negoziabile".

Sarebbe, quindi, interessante conoscere con qualche anticipo di quale natura sarà la trattativa e quale saranno i livelli di mediazione.

C’incuriosisce a questo punto valutare quale sarà la sintesi tra il Pacs e i contratti privatistici, forse un contratto privatistico che però potrà essere pubblicamente affisso sulla porta di casa dei contraenti? Potremmo continuare, ma attendiamo di essere stupiti dalle soluzioni che si troveranno al tavolo del nuovo partito.

Certo non si pensi che i gay e le lesbiche che si sentono parte del grande movimento riformatore del socialismo libertario, possano essere complici di un’operazione di questo tipo, che tende a negare la storia, le appartenenze, le specificità internazionali, per dare vita ad un blob dai contorni inquietanti. Negli ultimi vent’anni la forza del socialismo europeo ha emancipato dalla clandestinità sociale milioni di donne e uomini in tutto il vecchio continente, sarà lo stesso per il Partito Democratico? O si intende prescindere dalle questioni qui poste, ritenendole facilmente neutralizzabili, in un partito dove i conflitti di genere, d’identità e d’orientamento sessuali saranno ritenuti fatti privati, non all’ordine del giorno della Politica?

Non si creda che sia stato dimenticato l’affronto del 9 febbraio 2006, quando Francesco Rutelli è riuscito ad imporre un programma, sui diritti e le libertà, miserevole ed offensivo.

Così è accaduto, che un tema come quello del riconoscimento della dignità giuridica e sociale di tante persone, sia stato utilizzato come elemento di scontro tra le varie posizioni in campo dentro l’Unione, sulla pelle di tante e di tanti, che nonostante tutto hanno votato per un centro sinistra pavido e arroccato su posizioni confuse e conservatrici.

Respingiamo al mittente l’accusa di voler dividere la società tra laici e cattolici: il conflitto, come sanno bene anche i furbetti, è tra i neo-clericali (molti dei quali non pervasi da alcun sentimento religioso) e i propugnatori di una democrazia, matura ed autonoma (tra cui si trovano benissimo moltissimi credenti che testimoniamo la propria fede con i fatti e non sulle copertine dei rotocalchi).

Il Partito Democratico, quindi, sarà in sintonia con il vissuto concreto dei milioni di cattolici italiani o si farà guidare dai documenti delle varie Congregazioni ecclesiastiche?

Tutto ciò per dire, che quest’indecifrabile Partito Democratico, per com’è presentato, ovvero una sorta di camera di compressione ed annullamento del "socialismo dei diritti" certo allontanerà non solo tante e tanti libertari, ma anche persone che avevano creduto nella possibilità di costruire, in Italia, una sinistra socialista forte ed autorevole, capace di essere all’altezza delle complessità moderne. Si tratta d’esperienze personali e collettive che probabilmente accentueranno i propri percorsi d’autonomia rispetto ad una politica distante, se non nemica.


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