Vanno le coppie di fatto, crollano i matrimoni

  

DI FATTO, c’è sempre più voglia di fare coppia fuori dal matrimonio. Negli Stati Uniti, un’analisi commissionata dal New York Times sulla base dell’ultimo censimento rivela, per la prima volta, il sorpasso dei conviventi sui matrimoni.

Secondo le statistiche dell’American Community Survey, ormai solo il 49,7% delle coppie americane è sposata. E in casa nostra? In Italia il matrimonio va incontro ad una concorrenza sempre più forte. I dati Istat parlano di 555mila convivenze nel 2003 contro le 227mila del ‘94, segno di una società in evoluzione di cui la politica dovrà tener conto. Le unioni more uxorio sono diffuse specialmente a nord (5-6%) mentre nel Mezzogiorno si mantengono al di sotto del 2%.

Eppure la convivenza non è disciplinata da nessuna legge specifica. Eppure sempre più figli nascono da genitori non coniugati: dal 1995 al 2004, a livello nazionale si è verificato un aumento di circa il 70%, passando dall’8,1% al 13,7% sul totale. Sempre l’Istat fotografa la discesa delle nozze: nel 2004 sono giunte al loro minimo storico: circa 10mila in meno sul 2003. A far scendere la media, soprattutto le celebrazioni religiose (-6,5%) a vantaggio dell’unioni civili: dal 24,7% al 31,2%.

Ciò nonostante l’Italia resta il fanalino di coda in Europa e ora anche rispetto agli Usa per il riconoscimento delle coppie di fatto. In Gran Bretagna le unioni alternative superano quelle regolari; in Spagna è passata la legge in favore delle coppie omosex; la Francia ha attivato i Pacs. In Germania si chiama «unione registrata» la legge entrata in vigore nell’agosto del 2001.

Qualcosa si smuoverà anche in Italia dopo il sorpasso dei conviventi americani? Secondo il sociologo Sergio Fabbrini – Università di Trento – , «non è così semplice». E ne spiega il perchè: «L’Italia non è uno stato federale come gli Usa, dove i movimenti di persone si muovono all’interno degli stessi a seconda dei programmi legislativi diversi. Da noi c’è uno Stato con dentro un altro Stato: il Vaticano. Tuttavia auspico – conclude Fabbrini – che il governo svolga un’elaborazione post-familistica. È questa la sfida che abbiamo davanti: la famiglia con al suo interno una pluralità di situazioni».

Per la professoressa Chiara Saraceno, docente dell’Università di Torino, anche se le coppie conviventi sono in aumento, «siamo lontani anni luce dal sorpasso sulle nozze. Un conto è dire che c’è più gente che sceglie la convivenza, un altro è dire che prima del matrimonio si sceglie la convivenza». In Italia – sottolinea la sociologa – «per motivi culturali e pratiche, una coppia va a vivere sotto lo stesso tetto quando si sposa. E non perchè si è più casti. Tuttavia le convivenze di lunga durata dovrebbero essere riconosciute, soprattutto per gli omosessuali. E invece non si fa nulla neppure per le coppie etero, con la scusa che tanto poi si sposano e l’ingerenza del Vaticano. Non mi è piaciuto Prodi con papa Ratzinger: un capo di governo non dovrebbe dire al Pontefice i Pacs non si fanno, dovrebbe rispondere: questi sono fatti del mio paese, del mio governo e dei miei cittadini».

«Quello che succede negli Usa ma anche da noi è diretta conseguenza dello sviluppo economico e del consumismo – spiega il sociologo Sabino Acquaviva – . Ma l’America non è da esempio: è la Francia che sta più avanti». Ma Susanna Camusso – sindacalista Cgil e esponente del movimento delle donne – avverte: «Credo che sul riconoscimento dei diritti delle coppie di fatto in Italia la politica sia ancora troppo indietro».


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