Toscana, allarme Epatite A

  

In questi giorni è apparso sul Corriere della Versilia un lungo articolo che parla del rischio epatite A in seguito all’aumento preoccupante dei casi in Toscana negli ultimi mesi.

Effettivamente l’epatite A si sta diffondendo in modo preoccupante ed è stata la stessa ASL di Firenze a convocare già a fine Giugno le associazioni lgbt (lesbiche, gay, bisex e transgender) del capoluogo regionale per discutere su come impostare un’adeguata informazione in grado di contrastare l’aumento dei contagi soprattutto nella comunità omosex, per ora la più colpita.

Le associazioni interpellate (Arcigay, IREOS e Azione Gay e Lesbica) si sono subito messe al lavoro, elaborando una cartolina informativa che si rivolge direttamente alle persone lgbt, dando informazioni corrette: il contagio dell’epatite A avviene tramite contatti oro-fecali, anche in quantità minime, diretti (per esempio durante rapporti sessuali) o indiretti (per esempio tramite alimenti lavati o cresciuti in acqua contaminata).

Quindi il rischio epatite A non è collegato all’essere omosessuali o alla promiscuità, ma a certi comportamenti sessuali e al fatto di non proteggersi nel modo appropriato dal contagio tramite la vaccinazione o un’accurata igiene personale. E, ovviamente, al consumo di alimenti eventualmente contaminati.

Arcigay e le altre Associazioni, insieme ai locali fiorentini e a quelli dell’area costiera che si rivolgono ad una clientela lgbt hanno proposto alla Regione Toscana di stampare la cartolina elaborata, mirata proprio alla loro specifica utenza, mentre la Direzione Regionale stessa doveva elaborare un depliant che si rivolge ad un pubblico più vasto.


Purtroppo l’Assessorato di Enrico Rossi non ha stanziato alcun finanziamento
(che sarebbe in verità piuttosto modesto) per stampare quelle cartoline e l’opuscolo della Regione è sempre fermo negli uffici – ormai a due mesi dal primo allarme lanciato.

Le Associazioni e i locali hanno cercato di tamponare questo incomprensibile (e anche pericoloso) immobilismo della Regione distribuendo volantini ‘fatti in casa’, ma certamente imprese ed associazioni possono solo collaborare con chi ha il compito istituzionale di occuparsi della salute pubblica e soprattutto della prevenzione, che è demandata al governo regionale. Le diverse ASL hanno segnalato già la loro disponibilità di svolgere i propri compiti nella più ampia collaborazione, ma siamo ancora in attesa che il problema venga affrontato nel modo giusto, cioè tramite una campagna propria della Regione che si rivolge a tutti e il sostegno ad una campagna integrativa da parte delle Associazioni che si rivolge alle persone più esposte al rischio.

Comprendiamo che in questo periodo politici e funzionari regionali sono in vacanze… ma temo che il virus dell’epatite le vacanze non le fa proprio.


Bert d’Arragon
Presidente Regionale Arcigay Toscana


  •