Primo passo per liberare il mondo dai fondamentalismi omofobi

  

È stata letta 18 dicembre 2008 dall’Argentina, davanti all’assemblea dell’ONU la dichiarazione a favore della depenalizzazione universale dell’omosessualità, proposta dal governo francese e firmata da 66 paesi di tutti i continenti, tra cui tutte le 27 nazioni dell’Unione Europea.

Si tratta di un primo grande passo a favore della libertà di milioni di persone omosessuali nel mondo, una dichiarazione che vede unite oltre sessanta nazioni per condannare senza appello le legislazioni che imprigionano, condannano o uccidono le persone gay e lesbiche

“Abbiamo fermato la controffensiva vaticana, che ha tentato di riportare il mondo all’età medievale, rendendosi complice di quei regimi che ancora condannano l’omosessualità.” – dichiara Aurelio Mancuso, presidente nazionale Arcigay – “La nostra associazione, attraverso l’importante campagna che ha visto decine di manifestazioni nel paese, oltre 100.000 sostegni alla causa su Facebook * e la costruzione di una rete internazionale di sensibilizzazione, ha contribuito a rafforzare un percorso che sarà ancora lungo, ma che oggi vede realizzato una passo importante nell’affermazione dei diritti e della tutela delle persone LGBT”.

I fondamentalismi religiosi di qualsiasi colore non fermano la loro campagna d’odio: anche oggi il vaticano ha attaccato la Spagna, un paese che ha saputo fare della laicità e dei diritti civili un faro per la sua crescita di civiltà. Questi barbari tentativi di fermare la diffusione della libertà saranno sempre più voci isolate”.

Tutti i paesi europei sono uniti, al fianco di grandi paesi dell’America Latina, di 5 stati africani e di 3 asiatici, per costruire una base di civiltà che potrà portare nell’arco di uno o due anni alla presentazione di una risoluzione che possa essere votata all’ONU dalla maggioranza dei paesi del mondo.” – dichiara da New York Renato Sabbadini, dirigente di Arcigay e co-segretario di ILGA World, rete di associazioni LGBT mondiale – “L’Italia ha svolto un fondamentale lavoro di rete nella costruzione di questo risultato, attraverso la collaborazione della sua diplomazia con le associazioni LGBT”.

”Adesso il lavoro di denuncia delle violenze e di coinvolgimento di tutte le nazioni deve continuare. Il governo italiano deve confermare quell ruolo primario che già ha avuto nella presentazione della risoluzione contro la pena di morte.” – conclude Aurelio Mancuso – “Solo così potremo auspicare un futuro più libero e giusto per le persone LGBT”.

* dato marzo 2009


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