Shaegh è un ragazzo che vive a Milano, è di Teheran ed è arrivato in Italia nel settembre 2006, con un permesso di soggiorno in tasca per motivi di studio. Oggi ha ottenuto lo status di rifugiato politico, la sua vita in Iran infatti era diventata impossibile da quando aveva dichiarato la sua omosessualità. Questa puntata di Passpartù è dedicata ai “migranti lgbt”: lesbiche, gay, bisessuali e transessuali stranieri che vivono in Italia. In chiusura, l’ultima puntata di Nomadi, la rubrica sugli uomini delle tende a cura di Elise Melot.
In tutto il mondo sono 91 i paesi in cui i comportamenti omosessuali, anche praticati in casa propria sono illegali, come riporta lo studio pubblicato quest’anno dall’Ilga, l’Associazione Internazionale di lesbiche, gay, bisessuali, transessuali; sette di questi Stati prevedono la pena di morte per chi si macchia del reato di omosessualità: Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Iran, Nigeria, Mauritania, Sudan, Yemen.
Dal 2006, dopo le modifiche alla normativa italiana sul diritto all’asilo politico, i cittadini stranieri omosessuali perseguitati nei loro paesi di origine hanno la possibilità di chiedere ed ottenere l’asilo politico. L’orientamento sessuale insomma viene riconosciuto come un diritto fondamentale, costituzionalmente protetto.
Il sociologo Raffaele Lelleri è curatore di una ricerca su immigrazione e omosessualità in Italia, di cui saranno saranno resi pubblici proprio in questi giorni i risultati. Uno studio realizzato da Arcigay, con il sostegno del Ministero della Solidarietà Sociale. La ricerca fa parte di un pogetto più ampio, dal titolo “Nuovi approcci nel campo dell’integrazione dei migranti residenti in Italia: l’aiuto ai migranti gay, lesbiche, bisessuali e transessuali”, un progetto realizzato da Arcigay nato per individuare le difficolta dei migranti lgbt e per comprendere quali sono gli strumenti più adatti per coinvolgere le persone straniere.
In base alla ricerca è stato possibile catalogare gli intervistati in tre gruppi: le persone che vengono da paesi di cultura omofoba, quelli che vengono per motivi economici e che sviluppano il loro orientamento sessuale qui in Italia e poi le seconde generazioni, ragazzi che nascono nel nostro paese e che affrontano la loro omosessualità all’interno di una società che li accetta e un contesto familiare invece che fa fatica a capire: un fenomeno che li allontana fortemente dalla loro comunità di origine.
Dalla ricerca è emerso che molti migranti lgbt soffrono di discriminazioni all’interno del mondo gay, perchè hanno un modo di esprimere la loro sessualità diverso da quello occidentale, perchè non rispecchiano alcuni canoni estetici, perchè non sono “trandy” al punto giusto. Per combattere questo tipo di ostacoli, Arcigay sta portando avanti dei convegni e dei corsi di formazione per gli operatori e i mediatori culturali, ha poi attivato da qualche anno un servizio e-mail, [email protected] a cui ci si può rivolgere in caso di
difficoltà.
Al Mit, movimento di identità transessuale, un centro con sede a Bologna che offre servizi alle persone transessuali, si rivolgono anche molti stranieri. Per una visibilità di cui non possono fare a meno, spesso le persone transessuali sono costrette a fuggire dal loro luogo natale, perchè non accetate. Una migrazione non solo desterna, ma anche interna; non sono rari infatti i casi di persone che si spostono dai paesini verso le città.
Il Mit al suo interno ospita anche un consultorio usl con tre psicologhe e un’endocrinologa. Qui le persone sono seguite anche per quanto riguarda l’aspetto sanitario; del resto Marcella Di Folco, presidente del Mit, fu tra le promotrici di quella legge approvata nel 1982 che permette di affrontare gratutiamente l’operazione di riattribuzione dei genitali.
GUARDA il reportage su Immigrazioni e Omosessualità
curato da PASSPARTU’ 17 – I Mille Colori dell’Italia
http://amisnet.org/agenzia/2009/02/13/passpartu-17-i-mille-colori-dellitalia/