Iraq, tre gay assassinati a Sadr City

  

Si fa sempre più drammatica la situazione degli omosessuali in Iraq. Nel fine settimana i corpi di tre gay crivellati di proiettili sono stati ritrovati a Sadr City, l’enorme slum della periferia est di Baghdad nel quale vivono oltre due milioni di persone, in grande maggioranza sciiti.

Dopo le prime informazioni arrivate due giorni fa – il 4 aprile 2009 – da parte di alcuni funzionari locali e della polizia, che parlavano di due cadaveri, ieri la notizia è stata confermata da un funzionario del ministero degli Interni, il quale ha precisato che i corpi recuperati a a Sadr City sono tre: due, ritrovati quattro giorni fa, avevano attaccato un biglietto con su scritto "pervertito", mentre il terzo è stato trovato il giorno seguente.

Secondo informazioni fornite da alcuni abitanti dello slum di Baghdad, considerato una roccaforte del movimento di Muqtada al Sadr, due degli omosessuali uccisi avevano 16 e 18 anni. E non sarebbero le uniche vittime di questi giorni: in precedenza, i corpi di altri due sarebbero stati gettati per strada con le braccia e le gambe spezzate.

La persecuzione di gay, lesbiche, e trans – in forme che arrivano anche all’omicidio – è ormai una costante del "nuovo Iraq" uscito dall’invasione guidata dagli Usa del marzo 2003 e dalla successiva occupazione.

Oltre allo stigma associato all’omosessualità diffuso in tutti i Paesi del Medio Oriente, il progressivo consolidarsi del fondamentalismo e dell’influenza della religione su tutti gli aspetti della vita sociale ha portato a una situazione gravissima, dove gli attacchi contro gli omosessuali e anche la loro uccisione vengono legittimati dai vari imam. Persino il Grande Ayatollah Ali al Sistani, la massima autorità religiosa fra gli sciiti iracheni, ha invitato a colpire con durezza chi pratica l’omosessualità.

Anche i recenti omicidi sembrerebbero inquadrarsi in questo clima di "licenza di uccidere" contro i cosiddetti "diversi".

Tre giorni fa, a Sadr City, nel corso della preghiera del Venerdì, uno dei religiosi locali, lo sceicco Jassim al-Mutairi, aveva criticato con violenza quelle che aveva definito "nuove pratiche private da parte di alcuni uomini che si vestono da donne, che sono effeminati", invitando le famiglie "a impedire ai loro figli di seguire uno stile di vita di questo tipo".

Quello di Mutairi era solo l’ultimo attacco contro gli omosessuali da parte di esponenti religiosi. Negli ultimi tempi, Sattar al-Battat, un altro imam sciita, sempre in occasione delle preghiere del venerdì, aveva condannato ripetutamente l’omosessualità, sottolineando che essa è vietata dall’Islam.

Lavare l’onore della famiglia

Religione a parte, in Iraq gli atti omosessuali sono punibili con il carcere fino a sette anni.


Per quando riguarda i delitti di Sadr City, sembra che a uccidere i due gay siano stati addirittura parenti, preoccupati per l’onore della famiglia. Almeno questo è quanto sostiene un funzionario della polizia locale, secondo cui il sospetto sarebbe giustificato dal fatto che finora nessuno si è presentato chiedendo di riavere i corpi o ha chiesto che sulla morte dei due gay vengano fatte indagini.

Anche secondo un’altra fonte, neanche a dirlo anonima, i due sarebbero stati uccisi da membri della loro tribù, ansiosi di lavare l’onta e recuperare la rispettabilità perduta.

Certo è che nello slum sciita della capitale irachena per gli omosessuali tira decisamente una brutta aria. Lo stesso funzionario di polizia, che ha voluto rimanere anonimo, ha riferito che il 25 marzo nelle vicinanze erano stati ritrovati quattro cadaveri sul cui torace era stato scritto "pervertito".

I leader locali del movimento di Muqtada al Sadr negano che l’Esercito del Mahdi, la milizia fedele al leader sciita, sia coinvolta in qualunque modo negli omicidi.

Secondo lo sceicco Ammar al-Saadi, essa si limiterebbe a esortare contro le pratiche omosessuali, "che hanno gettato la vergogna sulla gente di Sadr City". E la colpa, sostiene Saadi, "ricade sulle forze di sicurezza che fanno poco per combattere questo fenomeno o per fermare il flusso dei materiali pornografici che entrano in Iraq".

Il funzionario di polizia dal canto suo rimpiange i tempi in cui il controllo di Sadr City lo avevano i miliziani sciiti, prima della batosta subita da una operazione militare guidata dall’esercito iracheno in concomitanza con l’offensiva contro i sadristi a Bassora voluta dal premier Nuri al Maliki.

"Quando ad avere il controllo era l’Esercito del Mahdi, pratiche di questo tipo erano vietate, e gli omosessuali avevano paura di dichiarare le proprie tendenze", dice il poliziotto.

Un altro membro dell’ufficio locale di Sadr, concorda: a suo avviso, da quando i miliziani non controllano più le cose l’omosessualità sarebbe aumentata.

Colpevoli "l’assenza dell’Esercito del Mahdi, la diffusione di film a sfondo sessuale e la televisione satellitare, e una mancata sorveglianza da parte del governo", dice lo sceicco Ibrahim al-Gharawi.

[O.S.]


Fonti:
osservatorioiraq.it
Agence France Presse, Associated Press, Reuters


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