Roma Pride 2009: “Siamo in 250 mila”

  

ROMA – In 250 mila, secondo gli organizzatori, per dire no a ogni forma di discriminazione e per essere, come recitava lo slogan del bus che apriva la parata, “libere tutte e liberi tutti”.

Il serpentone del Pride si è snodato lungo le strade di Roma, partenza da Piazza della Repubblica e arrivo in serata a Piazza Navona. Allegria, eccentricità, musica, colori sgargianti, drag queen e, questa volta, anche i "lucchetti dell’amore" hanno fatto da cornice alle rivendicazioni per i diritti degli omosessuali. Madrina della manifestazione l’attrice Ornella Muti, che ha simbolicamente tagliato il nastro in chiusura della parata.

"My name is Papi". Nel corteo non sono mancati i riferimenti a "Silvio-Papi". L’Associazione Mario Mieli gli ha dedicato un carro dal nome "Il Papi Gay", per rimarcare come la volgarità sia "quella dell’attuale politica, non quella di gay, lesbiche e transessuali che sfilano in piazza per i diritti". Striscioni dedicati a Berlusconi, scritte "Habemus Papi" e foto del premier hanno accompagnato il corteo. In tanti indossavano t-shirt con la scritta "My name is Noemi". Nel mirino anche i simboli religiosi e il Vaticano. Gesù sotto la croce, la Madonna trasformata in un transessuale di colore con abito turchese e aureola. I membri del gruppo "Facciamobreccia" si sono presentati in abiti da cardinali e hanno distribuito opuscoli contro il Papa e il Vaticano.

Mancuso: "Un altro Paese è possibile". Il senso della giornata è nelle richieste avanzate dagli organizzatori: maggiore attenzione all’omosessualità e ai diritti degli omosessuali. "Vogliamo la parità di diritti e di doveri" ha affermato il presidente di Arcigay, Aurelio Mancuso, ricordando che dopo la manifestazione di oggi, il 27 giugno si replicherà a Genova. "Migliaia di persone, non solo gay e lesbiche ma anche giovani, etero e famiglie hanno sfilato a Roma per riaffermare il diritto di tutte e tutti a vivere in un Paese laico e democratico – ha detto Mancuso – dalla richiesta del matrimonio civile alla necessità di norme contro le discriminazioni che combattano realmente la violenza omofobica che in questi giorni è tornata a colpire, il popolo delle vere libertà dimostra ancora una volta che un altro Paese è possibile".

Mancuso ha chiesto alla Rai la diretta della manifestazione del 27 giugno. E ha aggiunto che saranno gli omosessuali "a produrre il vero cambiamento: un’inedita stagione di riforme libertarie che da qui al 2011, data dell’Europride di Roma, attraverserà tutto il Paese".

Le reazioni politiche. Le bandiere del Pd (portate in corteo dal Tavolo Glbt dei Democratici per fare pressing sul segretario Dario Franceschini), la presenza del presidente della provincia di Roma, Nicola Zingaretti, quella di alcuni politici, l’assenza – ampiamente prevista – di altri. Il Gay Pride è stato vissuto con i dovuti distinguo anche dal mondo politico. Tra i partecipanti anche Paolo Ferrero, segretario del Prc, che ha chiesto al Parlamento di approvare "leggi che riconoscano le unioni di fatto" smettendo di "accettare e subire i diktat imposti dal Vaticano". Fra i protagonisti e animatori della manifestazione, l’ex deputata di Rifondazione Vladimir Luxuria, che ha tirato le somme della giornata: "Dal ’94 rivendichiamo diritti ma in Italia c’è una destra che non ci considera troppo". In ogni caso Luxuria "mantiene la speranza" che "ci saranno leggi a tutela dei nostri diritti". Esposti cartelli contro il ministro delle Pari opportunità, Mara Carfagna: "Carfagna la pari opportunità / non sa manco dove sta" fra i più visti. Il ministro aveva ribadito la sua contrarietà al corteo. Dura la reazione di Mancuso: "Poteva stare zitta, come fa sempre".


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