25 anni di IGLYO: Generazioni a confronto

  

IGLYO nasce un estate di 25 anni fa nella Venezia del Nord, Amsterdam; oggi il più grande parco dei divertimenti secondo molti europei del sud. Sede della conferenza presso il celebre indirizzo di Rozenstraat n. 14, dietro Westmarkt Platz, a due passi da casa di Anna Frank e solo cento metri da uno dei più famosi luoghi lgbt del mondo: l’homomonument. Tre bellissimi triangoli rosa di marmo, la pietra a creare il tragitto della comunità lgbt nella storia, dal passato, al presente, verso il futuro.


COC Amsterdam
è il padrone di casa, praticamente un Arcigay con gli zoccoli di legno, 21 sedi provinciali nelle principali città, una rete di servizi e di assistenza alle persone, settemila associati in tutto il paese. Ha compiuto sessant’anni da poco (quasi il triplo dei nostri) e ha fatto da casa, da gay center, da consultorio, da famiglia, a tantissimi uomini e donne olandesi. L’insegna scolpita all’ingresso sul cemento riassume tutto quello che troveremo all’interno: Ons Huis. La nostra casa.

La struttura della sede è molto simile a una vecchia scuola: soffitti alti, grandi scale, sale riunioni molto ampie, al piano terra la caffetteria e gli spazi per gli incontri informali, al primo piano spazio per uffici e consultori, e al terzo piano un grandissimo auditorium trasformato dalla creatività dei locali in un teatro/bar/discoteca. Si narra ancora di vecchi spettacoli burlesque, feste di gala, concerti e animati sex party. Tutti avuti luogo qui.

C’è fermento al nostro arrivo, ma anche un po’ di nostalgia. Da qualche mese COC ha ceduto la proprietà del palazzo di Rozenstraat 14 a una società immobiliare. Tra poco tempo il teatro e i bar lasceranno lo spazio a più discreti appartamenti. Per altri cittadini, per altri inquilini.
COC trasferirà i propri uffici in uno spazio poco distante, più accessibile, meno costoso da mantenere. Gran parte della comunità locale ha da tempo trasferito le proprie abitudini ad altri luoghi, ad altri spazi. E non si sente più il bisogno di uno spazio di comunità di quelle dimensioni.

A partire dal pomeriggio di sabato iniziano ad arrivare i primi partecipanti. C’è Tonie, uno splendido cinquantenne irlandese che si presenta come un sopravvissuto dell’Aids; nel 1985 aveva ventitre anni e ha organizzato a Dublino la seconda conferenza IGLYO. C’è Marco, assieme a Gerard, che nell’88 hanno portato i giovani lgbt a Berlino Est a farsi raccontare come poter vivere liberamente l’amore dall’altra parte del muro.

C’è Suzy, che insieme a Willemijin ha voluto proporre un percorso di rielaborazione delle questioni di genere da una prospettiva giovanile. E che ha organizzato i primi "women space".
Henrij è l’ultimo ad arrivare. Una volta era responsabile del gruppo giovani di Amsterdam. Pensava che sarebbe stato grandioso incontrare altri gruppi giovani europei. O che da un incontro tra giovani di diversi paesi potessero nascere altri gruppi come quello di Amsterdam. Era il 1984, la prima conferenza IGLYO: "friendship and desire".

C’erano tutti, venticinque anni di attivismo tutti in fila, uno di fronte all’altro. E’ Keith a dare il via a questa due giorni. Presentando un progetto di preservazione della memoria. Di costituzione di un archivio cartaceo e digitale di IGLYO, per rimettere in contatto le persone che hanno partecipato a IGLYO, per raccogliere aneddoti e storie di giovani lgbt che hanno abitato diversi anni, diverse generazioni. Sarà online entro la fine dell’anno.

Viene attaccata al muro una linea del tempo che racconta in breve cosa ha arricchito questi ventinque anni: le conferenze, i progetti, i componenti di direttivo, gli uffici di IGLYO che ogni anno hanno aperto in un paese diverso. Ogni partecipante è chiamato ad arricchire questa linea con i materiali che ha portato. Saltano fuori foto vecchi scatti, fotografie di viaggi, incontri. E tra tutti scatta un sorriso: gli spazi, le attività, i post-it, i linguaggi, perfino gli spettacoli drag… certi rituali non cambiano proprio mai. Un pensiero va a tutti gli amici e le amiche che non hanno resistito fino all’arrivo dei retrovirali. A tutta quella generazione di attivisti lesbiche, gay, transgender spazzata via dall’Aids, il dovere della memoria e della gratitudine.

Non si è voluto fare di questo incontro una sola celebrazione, uno scambio di ricordi, una festa.

Da qualche anno IGLYO cerca di sostenere chi all’interno del movimento lgbt promuove diritti e servizi per diverse fasce generazionali della comunità. Come i giovani, così gli adulti e gli anziani. Ne è nato un progetto europeo che ha chiamato a raccolta in alcune città d’Europa diverse generazioni, attorno a una domanda: com’è possibile pensare a prassi comuni nel presente della comunità lgbt senza rischiare di essere giudicati immaturi o preistorici? Le generazioni non parlano tra loro, spesso si giudicano, tormentandosi in una logorante barricata con i "ruderi di stonewall" da una parte e dall’altra "quelli che si godono libertà per le quali non hanno combattuto". Ad Amsterdam si è provato a gettare qualche ponte, partendo da ciò che ci ha unito: il volontariato.

No ai pregiudizi allora, alle critiche, al cinismo, al paternalismo tra le diverse generazioni. E sì all’ascolto reciproco.

Con l’aiuto della solita buona "educazione non formale" abbiamo passato a chiederci e a raccontarci come l’attivismo LGBT abbia cambiato la nostra vita? come essere attivisiti ci faccia percepire dal resto della comunità LGBT? cosa le vecchie e nuove generazioni di attivisti dovrebbero dirsi?

Ne è venuto fuori un dibattito interessante, sicuramente arricchente per chi come me non ha avuto molte figure ‘adulte’ di riferimento. Ci sono temi, battaglie, domande che hanno accompagnato la crescita di entrambe le generazioni: come la lotta per i diritti, la difficoltà del coming out, la discriminazione. Ma sono diverse le circostanze in cui questi temi sono entrati nelle nostre vite. E ancora una volta tremendo risulta il divario nel vedere e nel pensare a sciagure come l’AIDS, ancora attuali, ancora non sconfitte.

Rispetto al modo di fare volontariato tante sono le prassi che vale la pena di recuperare e di salvare e sta ai giovani mettersi nella disponibilità ad accogliere quesi saperi, questo prezioso bagaglio d’idee. Agli adulti sta il compito nel donarsi e nel raccontarsi con pazienza, senza imporre il proprio pensiero e senza "togliere la scena" a chi è oggi protagonista di queste battaglie e di questo movimento.
A ciascuno il proprio posto e il proprio momento.

Siamo giunti alla conclusione che il volontariato e l’attivismo non siano saperi trasferibili con la facilità con cui si insegna un teorema o una tabellina. Sono saperi contingenti legati al tempo e allo spazio in cui sono stati generati. E se è vero che a molti nuovi attivisti capita di  "reinventare la ruota" spesso questo è il modo più efficace in cui è possibile preservare le prassi tra una generazione e l’altra.

Finito il dibattito e dopo le immancabili foto di gruppo, tutti ci siamo trasferiti nella Hall. Di li a poco ci raggiungeranno un centinaio di ragazzi provenienti dai cinque continenti. La storia di IGLYO prosegue con una Conferenza mondiale sul tema dei diritti umani, che comincerà il giorno seguente. Dopo venticinque anni passati in Europa ci si vuole porre il problema di come dare all’impegno dei giovani LGBT una dimensione globale. E a come mettere a confronto i giovani che già oggi godono di diritti importanti, con quei giovani provenienti da paesi in cui non c’è una storia o un passato di movimento LGBT. Con la musica attorno e l’immancabile torta di compleanno in mezzo, vecchie e nuove generazioni hanno continuato a mescolarsi. Fare festa, dopotutto, si addice a tutte le età. E festa lo è stata per davvero.

Fabio Saccà

Per chi volesse approfondire (in inglese):
Galleria Fotografica della reunion
The AGE project: on intergenerational dialogue within the community
Il magazine di IGLYO dedicato al dialogo intergenerazionale
Una provocazione del New York Magazine sul "generational gap" della comunità lgbt


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