L’Aquila e i tre porcellini

  

Vedere l’Aquila dall’Autostrada sembra una città come tante, integra nell’insieme. Entrando invece compaiono le prime indicazioni stradali in rosso che indicano i campi principali, le zone logistiche, di smistamento, i grandi depositi di servizi igienici, i campi della Croce Rossa. Le ferite del terremoto del sei aprile compaiono avvicinandosi man mano al centro. Entrando si vede qualche casa sventrata, i mezzi dei militari, della Croce Rossa, i bilici percorrono le strade.

La popolazione vive in tendopoli, ognuna con un nome che la caratterizza dato dal luogo che la ospita. ITALTEL 1 e 2 sono i campi all’interno della ditta citata, CENTI COLELLA è un impianto sportivo, da dove scrivo, gestito dalla Croce rossa con ospite l’Arci. PIAZZA D’ARMI è la piazza adiacente la caserma dove fino a qualche anno fa venivano fatte esercitazioni. E’ anche il campo più problematico della città, il più ripreso dalla stampa, dove sono stati concentrati la maggior parte di stranieri. All’interno continua anche il servizio del Sert, per l’assistenza ai tossicodipendenti. I campi si caratterizzano anche per come e da chi sono gestiti: il campo di POGGIO DI ROIO (paese) è gestito dall’Ordine dei cavalieri di Malta, sulle colline che circondano il capoluogo, la chiesa/tenda è molto curata. Il campo di PIANOLA è un campo “zen” gestito dalla ProCivArci (protezione civile dell’Arci). E’ stata montata una piscina esterna e fino a ferragosto è stato disponibile un servizio di massaggi shiatsu per tutti. Gli scout sono presenti in molti campi ad animare le giornate, con canti, giochi e a servire i pasti. Anche i volontari partite dalle parrocchie aiutano. Non sono i soli, miriadi di associazioni di volontariato fanno a gara per portare aiuto. La sera il centro storico, arroccato su una rupe al buio, mostra solo le luci dell’illuminazione pubblica.

La dignità delle persone abruzzesi si nota nel quotidiano (forzatamente eccezionale), nei gesti semplici, nelle piccole cose: nella scelta dei giochi per i bambini, nei libri da leggere, nella coda sotto il tendone mensa per il pranzo, nell’attesa del proprio turno nei bagni container installati dalla protezione civile. Le tende sono dotate di condizionatori e stufette, lo sbalzo termico è parecchio e la sera servono due coperte per andare a letto. Di giorno si muore di caldo. Alcune tende sono state personalizzate con alcuni gerani posti intorno, altre con tre sedie e un tavolino, in tutte uno stendibiancheria esterno le caratterizza. Per fortuna anche il mondo dello spettacolo da la sua parte. Il popolare comico Giobbe Covatta in questi giorni è accompagnato da Enzo Jachetti portando lo show nei campi. Da quest’ultimo vengono ricordati i volontari “…se non avessimo i volontari saremmo una nazione di quarto mondo, non da terzo!” e “…abbiamo pianto insieme ai vostri pianti” fino alla promessa finale: “se le promesse non verranno mantenute noi faremo casino!”.

Il comune ha richiesto un censimento alla popolazione, per la distribuzione degli alloggi in costruzione. Compaiono campi dove indicare la classe della casa lasciata (da A agibile ad E da ricostruire), del nucleo familiare (gli anziani valgono 2 punti, i bambini 4). La casa se di proprietà vale più che in affitto. Essere residenti aquilani da più di dieci anni vale più che essere residenti da minor tempo. Essere studenti universitari fa punteggio.
Basilare e sostanziale è la richiesta in quale paese dei 19 dell’hinterland voler andare ad abitare e soprattutto se si richiede C.A.S.E. – alloggi trovati e forniti dalla protezione civile – autonoma sistemazione. Tutto fa punteggio ma non tutti compileranno il modulo. Molta gente è disillusa. Si rischia di creare una formula di disgregazione sociale, aquilani contro stranieri, affittuari contro proprietari, tutti contro tutti.

In questo clima tornano le casette di legno dove con 15.000 € o poco più si trova una sistemazione piccola ma dignitosa. Si ripropongono i sistemi di costruzione di una volta. Un gruppo propone case fatte di paglia e legno. E’ il ritorno in chiave ecologica ed economica di una variante di costruzione delle case in stile Tudor. Sono sistemi già utilizzati secoli fa in Gran Bretagna e Francia ora riproposti, il prezzo al metro quadro è invitante.

Al campo ho sentito raccontare ai bambini la storia dei tre porcellini da una pedagoga. La riflessione scivola inevitabilmente al terremoto. La lettura psicoanalitica della favola rappresenta l’evoluzione della persona attraverso l’età della vita. E’ l’io interiore che si rafforza sempre più attraverso le avversità. Ma il mattone, una volta sicuro, è crollato! Forse un ego troppo costruito è meno solido di un ego semplice. Questa è un’altra lezione che l’Aquila lascia.

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BIBLIOBUS
Viaggio nei campi e città tra libri, d’istruzione e cultura.

Il progetto del Bibliobus nasce nei giorni successivi al sisma del 6 aprile dalla volontà di due donne che avevano in gestione la libreria Einaudi dell’Aquila, nel centro della città, andata distrutta. L’aggancio con Marino Sinimbaldi della redazione della trasmissione Fahrenheit di Radio 3 ha permesso di portare i libri a l’Aquila e la collaborazione con gli amici del circolo Arci Querencia, anch’esso reso inagibile dal sisma, ha proseguito un servizio di book-crossing già funzionante.

L’idea era di avvicinare i libri alla popolazione divisa nelle tendopoli attraverso un autobus biblioteca, sala lettura e facente prestiti. L’AMA dell’Aquila (Azienda di trasporti urbana) ha fin da subito aderito mettendo a disposizione inizialmente un autobus per portare i libri nelle molte tendopoli, e poi rafforzando l’iniziativa donando un autobus più grande e stanziale dove creare una biblioteca.

I libri inizialmente venivano inviati a Roma, sede della trasmissione Fahrenheit, da dove veniva e viene tutt’ora lanciato l’appello a donare i libri; successivamente sono arrivati direttamente al campo di Centi-Colella, base dell’iniziativa. L’appello è stato raccolto dal Ministero dell’Interno, da molte amministrazioni comunali, dalle librerie, dai singoli cittadini. A quest’ultimi è stato chiesto di scrivere dediche. E’ il filo che si vuole tendere tra chi dona il libro e chi lo sceglie: c’è la solidarietà per la situazione ma c’è anche la consapevolezza di “essere simili” nella lettura, c’è poi il desiderio di empatia che travalica il piacere del libro proprio nel piacere della condivisione. Un po’ come dire: siamo pari perché abbiamo amore per la stessa cosa, adesso io sono nella condizione di dare a te un piacere che tu non puoi avere, ma è l’amore per la lettura che ci fa uguali!

Nelle dediche dei bambini questo è esplicito: se ti piace questa storia sentiamoci, così diventiamo “amici di libro”. Negli adulti si manifesta con offerte di aiuto: se hai bisogno il mio cell è… oppure nel sottolineare il fatto che quel determinato libro può dare una mano a risollevarsi dal baratro. Poi ci sono persone che sono andate di persona a portare i libri, uomini e donne con cui i volontari del bibliobus hanno, in qualche modo, riso e pianto insieme.

Il bus stanziale ha scaffalature fatte in legno e mattoni, (hanno retto a scosse fino a 4.5), la narrativa è divisa in ordine alfabetico per autore e per genere: comico, arte, poesia, religione. La parte terminale del bus è dedicata ai bambini anche con libri fantasy, fumetti e giochi di società, quaderni e colori. Il bibliobus si è poi arricchito al suo esterno di un servizio di noleggio gratuito di biciclette e di calciobalilla donati dall’Arci di Cesena.

Il bus itinerante invece gira nelle tendopoli e porta i libri in cassette della frutta. L’ingresso ai campi non è mai scontato, dipende dalla gestione del campo stesso, per questo viene tenuto un diario di bordo dove i volontari fanno un report delle singole visite lasciando impressioni, difficoltà riscontrate, incontri particolari e segnalano le richieste specifiche. Si scaricano i libri e ci si accorda con gli animatori del campo per pubblicizzare il servizio. Si invita la gente a scegliere i libri, di particolare richiamo per i bambini sono le figurine.

Fin dai primi giorni è stato deciso di non catalogare i libri, considerando che entrano in dono ed escono in libertà. Infatti vengono dati fino ad un massimo di due o tre a persona e viene detto che possono essere riportati, donati ad altre persone o tenuti: l’importante è che i libri vengano letti rendendoli vivi. Paolo, un volontario dell’Aquila, ha definito il tutto come un “prestito a libera interpretazione”. L’idea è che non venga sminuito il valore (anche economico) dei libri, ma si preferisce porre l’accento sul valore affettivo del dono (la dedica se presente viene infatti normalmente copiata prima del prestito), sul valore terapeutico e catartico perché si pensa che sia fondamentale in un momento come questo ed in un contesto come le tendopoli. Ci sono persone felici di entrare nel bibliobus, vedere i libri e toccarli, rimetterli a posto perché è quello che non possono più fare a casa loro.

Tutto questo è stato reso possibile attraverso l’aiuto di volontari e volontarie ARCI che, una volta organizzato e concretizzato il progetto, lo hanno materialmente portato avanti. Sono persone venute da tutt’Italia che si sono entusiasmate e che hanno portato novità e miglioramenti e continuano ad essere vicini anche dopo il ritorno a casa.

L’autobus porta cultura ed un momento di spensieratezza con il suo passaggio. Allo stesso modo fotografa e testimonia di volta in volta la situazione dei campi, campi che dovranno chiudere con l’arrivo per l’inverno. Da tempo si sta pensando alla futura collocazione del bibliobus e si è iniziato a parlare di una biblio-casa che sarà crocevia e sede dell’iniziativa, ma allo stesso tempo si pensa di continuare il servizio. Esperienza unica e indimenticabile.

Nicoletta Bardi
Andrea Zucchini

I due articoli sono stati pubblicati dalla rivista on line
www.gruppo2009.it

La foto di questa pagina ci è stata fornita da
Andrea Zucchini di Arcigay Brescia, che per alcuni giorni ha prestato
servizio di volontariato presso il centro di Centi Colella.

Presto sul sito www.arcigay.it
e sul prossimo numero di Pegaso pubblicheremo nuovi servizi e gallerie
di foto per raccontare quest’opera silenziosa in favore delle
popolazioni dell’Abruzzo.

Leggi l’appello al volontariato di Arci Abruzzo
PER RICOSTRUIRE ASSIEME


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