Matrimoni gay a Città del Messico

  

Dopo tre ore di intenso dibattito e nonostante le forti pressioni della Chiesa cattolica, il Congresso di Città del Messico ha approvato il 22 dicembre 2009 l’introduzione del matrimonio tra persone dello stesso sesso, equiparandolo a quello delle coppie eterosessuali.

Il Distrito Federal si trasforma dunque nella prima realtà latinoamericana a dare il via libera al matrimonio omosessuale, dopo aver aperto al riconoscimento delle unioni gay già nel 2006.

La proposta approvata prevede la modifica del Codice civile che ora definirà il matrimonio come “libera unione tra due persone”, e dovrà essere promulgata dal sindaco Marcelo Ebrard, che si è dichiarato favorevole all’iniziativa. Con una mossa a sorpresa il testo è stato modificato poco prima del voto ed è stata eliminata l’unica limitazione prevista per le coppie composte da due persone dello stesso sesso, ovvero il divieto di adottare dei figli; un’ipotesi che, a differenza del diritto al matrimonio, secondo i sondaggi che hanno preceduto il voto, non sembra incontrare il consenso della maggioranza dei cittadini della capitale.

Città del Messico ha dimostrato negli ultimi anni di avere la capacità di fare proprie molte delle battaglie progressiste che stentano ad affermarsi non solo in America Latina, come nel caso dell’aborto, ma anche in Europa, come quella relativa all’eutanasia. Un atteggiamento ben diverso da quello adottato dal governo nazionale e dalla maggior parte degli Stati che compongono la nazionale nordamericana, dove negli ultimi anni sono state introdotte leggi sempre più severe contro l’interruzione di gravidanza e i diritti delle coppie omosessuali non sono riconosciuti.

I primi matrimoni tra coppie omosessuali potrebbero essere celebrati tra febbraio e marzo, anche se non è da escludere che la presentazione di una serie di ricorsi legali possa rallentarne il percorso, come accaduto nelle scorse settimane in Argentina.


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