Boga Basket: siamo gay e propositivi

  

Una nuova realtà sportiva gay si sta affacciando sul panorama nazionale: il suo nome è Boga Basket ed è la prima (e per adesso unica) squadra gay di pallacanestro in Italia, che nasce a Bologna grazie all’ormai pluriennale esperienza di Boga Volley.

Abbiamo intervistato i componenti del gruppo fondatore per il portale Gay.TV.

La prima squadra di basket gay italiana… qual è il valore di questa identità multipla per voi ragazzi che ne fate parte?

Innanzitutto ci piace precisare che siamo la prima squadra gay di basket in Italia, e non la prima squadra di basket gay, semplicemente perché non esiste il basket gay, così come qualsiasi altra disciplina, esistono soltanto ragazzi e ragazze gay che si riuniscono per fare sport. Il termine prima invece ci piace, più di unica, tutti noi infatti ci auguriamo che nascano altre realtà come la nostra in tutta Italia. Non vediamo l’essere gay e il giocare a basket come identità in contrapposizione, anzi, per noi ogni identità multipla rappresenta un valore aggiunto, e tutto diventa più interessante se accomunati dalla passione per lo sport.

Fate l’identikit del giocatore del Boga Basket, provando a raccontarvi collettivamente: quanti hanni ha?, quali sono le sue passioni?, quali altre associazioni frequenta?, ha un compagno?

Non ci sono particolari caratteristiche che ci contraddistinguono, a parte l’essere gay, chiaro! Se si presentasse l’opportunità però accetteremmo volentieri anche giocatori etero, gay-friendly, e sarebbe molto bello riuscire anche a creare una squadra femminile. Ci sono già giunte molte richieste a questo proposito. Per il resto in squadra abbiamo un’età che varia dai 25 ai 40 anni, siamo tutti lavoratori e quasi tutti ex giocatori che dopo anni di stop hanno deciso di accettare la sfida di tornare sul campo.

Com’è la Bologna del 2010 per una persona lgbt? È proprio vero che “non è più quella di una volta”?

Bologna negli ultimi anni è cambiata, se prima era un susseguirsi di serate a cadenza settimanale, ora ci sembra molto meno festaiola e attiva nella proposta di eventi e aggregazione ludica, quasi si fosse perso un motore trainante (ma forse è solo malinconia per i tempi andati tipica dei trentenni!). Certo, è evidente che si sono abbattuti i muri del "ghetto", che essere gay o etero non è più così discriminante, ma forse abbiamo perso un identità di gruppo, di essere famiglia, di essere Amici-Compilici-Amanti.

In questi ultimi anni lo sport è stato un grande fattore di aggregazione alternativa per le persone lgbt italiane. Come vivete voi lo sport come momento di socializzazione?

Lo sport di squadra di per sé è sinonimo di aggregazione. La nostra associazione sportiva è nata con l’idea di raggruppare sportivi che possano diventare amici partendo da un fattore comune determinante: l’essere gay. La socializzazione non può che essere vissuta nell’unico modo possibile, cioè con la naturalezza con cui si cercano, si scelgono e si trovano nuovi amici.

Avete un idolo, un sex symbol, una persona che vorreste contattare nel mondo della pallacanestro professionistica (o dello sport in generale)?

Un idolo vero e proprio no, ognuno di noi ha il proprio giocatore preferito, dai grandi della NBA agli ottimi giocatori che militano in Lega Basket in Italia. Ultimamente ci ha fatto molto piacere apprendere del coming out di Gareth Thomas, ex capitano della squadra di rugby del Galles; un grande esempio da seguire, soprattutto per gli sportivi italiani di alto livello che ancora vivono con difficoltà il proprio orientamento sessuale nei confronti del pubblico.

Quali sono i vostri rapporti con le vostre cugine del Boga Volley, squadra di pallavolo gay bolognese?

Più che cugine ci piace considerarci fratelli. La squadra di pallacanestro è nata grazie all’esperienza e all’impegno di ragazzi che da anni coordinano il gruppo del volley. E ci siamo riconosciuti tutti nell’impegno della polisportiva Boga, una realtà sempre più in crescita e sempre più proiettata verso nuovi orizzonti sportivi, dall’atletica alla canasta (sì, siamo anche appassionati giocatori di carte!).

Quali progetti avete per il 2010, dai tornei europei al Pride di Napoli?

Al momento stiamo cercando di organizzare qualche amichevole, per testare la squadra e capire di che pasta siamo fatti, ma il nostro debutto ufficiale avverrà al torneo di Düsserldorf, dal 26 al 28 marzo. Siamo anche già iscritti ai Gay Games di Colonia, che si terranno ad agosto, e contiamo di arrivarci pronti per competere con le altre delegazioni provenienti da tutto il mondo. Del Pride non abbiamo ancora mai parlato, ma sicuramente sarebbe bello potervi partecipare dando risalto alla delegazione del GSI -gay sport Italia- che è il coordinamento nazionale delle realtà lgbt sportive.

Come fa una persona a entrare nella squadra? Dove e quando vi allenate?

È molto semplice, chiunque può a fare una prova! Gli allenamenti si svolgono ogni martedì dalle 22.00 alle 24.00 presso il centro sportivo CUSB in via del Carpentiere 19 (Zona Roveri) a Bologna. Non serve essere dei professionisti, basta avere dimestichezza con il pallone e soprattutto voglia di imparare e di stare in gruppo. Il resto eventualmente verrà da sé.

Quale messaggio vorreste lasciare alla comunità lgbt italiana, in questo nostro paese con ormai poche speranze e nessun diritto?

Ci piace poco l’ormai diffuso atteggiamento di chi si lamenta della situazione del nostro paese senza essere propositivo; c’è sempre più bisogno, in questo periodo in cui si sta un po’ perdendo una direttiva comune a tutto il movimento, di creare e seguire sempre più progetti dove i gay siano protagonisti e visibili, nella loro quotidianità di cittadini con pari diritti e doveri. Se vogliamo puntare a quell’ideale di società su cui tante parole sono state spese e si spendono, ora più che mai c’è bisogno di unità e coesione.


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