«Nozze gay, la politica è cieca e mette la testa sotto la sabbia»

  

Parla l’assessore comunale al Welfare, Matteo Sassi: «L’amore esiste a dispetto delle istituzioni Nessuno può arrogarsi il diritto di stabilire quale affetto sia giusto o sbagliato, buono o cattivo»

Matteo Sassi, nella giunta Delrio lei è assessore comunale alle Politiche sociali. A proposito di nozze tra coppie dello stesso sesso, è favorevole oppure no? «Certo che sono favorevole. Il matrimonio oggi è l’unico mezzo utile a sancire diritti ma anche doveri reciproci e verso la comunità. Non consentendo né il matrimonio né le unioni di fatto, le istitizioni non riconoscono l’insieme né dei diritti né dei doveri che le persone vogliono assumere insieme». In questi giorni a Reggio il centrosinistra non si è espresso in maniera univoca. «Io credo che l’amore esista a dispetto della cecità delle istituzioni». A sentirla, sarà contenta l’Arcigay. Ma in molti – nel Pd come nel centrodestra – si appellano alla Costituzione. «Ho letto. Ma l’articolo 29 della Costituzione non esclude il matrimonio tra coppie dello stesso sesso». Vale a dire? «In quell’articolo si parla di “unione naturale”. E l’unione naturale è un principio di realtà che precede l’esistenza di qualsiasi organizzazione statuale. Voglio dire che il concetto di “naturale” per fortuna precede la norma, e se due persone si amano, la relazione di affetto che si viene a instaurare precede la politica, e ciò che la politica impone». Il consigliere regionale del Pd, Giuseppe Pagani, ne fa anche una questione di etimologia. Matrimonio, in effetti, significa “dono della maternità”. «Ma insomma, i diritti dell’uomo non possono essere ricondotti a una disputa terminologica. Io credo sia sbagliato mettere la testa sotto la sabbia». Ce l’ha con tutti coloro che – politici – si sono espressi a sfavore? «Ho letto l’assessore Maramotti. E ho letto pure Pagani e Castagnetti. Più semplicemente, io penso sia illiberale comprimere i diritti delle persone che appartengono a una minoranza. Perché oggi la domanda è: la politica intende o no valorizzare il bene comune o preferisce chiudere gli occhi?». Castagnetti però dice sì ad altre forme di convivenza. «Altre forme di convivenza? Bene, ma quali sono? Tre anni fa in parlamento vi fu l’opportunità di dare il via a un percorso, ma anche in quel caso i diritti alla fine furono negati». Proprio perché matrimonio significa “dono della maternità”, non crede che il “no” alle nozze gay in realtà sia dettato anche e soprattutto dal timore che una volta concesso il sì, poi si possa aprire la strada alla genitorialità no limits di coppie omosessuali? «Assai probabile. Ma allora bisogna chiarirci, e aprire un dibattito su cosa si intende per genitorialità. In questo caso io sono molto “cristiano”: per me l’amore non ha un colore politico né un genere. E la genitorialità consapevole, fondata su un desiderio di amore, non può conoscere ostacoli politici. Quando si parla di amore, la politica non può arrogarsi il diritto di discernere, e di stabilire qual è l’amore giusto e quello sbagliato, quello buono e quello cattivo. Per me vale un principio fondamentale: la vita è amore. Dunque, nessuno può sindacare su questo amore, che va vissuto invece senza impedimenti, e va lasciato vivere senza ideologie». Concretamente, cosa può fare un’amministrazione locale per recepire le istanze di chi – minoranza – invoca diritti in tal senso? «Con i dirigenti dell’assessorato, io ad esempio ho compiuto una ricognizione per verificare che oggi non vi fossero, da parte del Comune, elementi discriminatori nei confronti delle unioni di fatto. Non ve ne sono, e il concetto di famiglia a Reggio è quello anagrafico, testimoniato dallo stato di famiglia. Ci stanno dentro anche coloro che convivono». Basta? «Sollecito chiunque a segnalare direttamente a noi situazioni legate alla tipologia familiare che possono risultare discriminatorie». (mi.sc.)

Ma l’Arcigay attacca la Maramotti

«Per lei non siamo una priorità? La maggioranza si esprima»


Il comitato provinciale Arcigay “Gioconda” di Reggio «segue con particolare attenzione il dibattito aperto da alcuni rappresentanti del Pd reggiano sul tema del matrimonio civile anche per le coppie dello stesso sesso, non solo perché il Pd è il principale partito di governo locale, ma soprattutto perché rappresenta la principale forza politica alternativa all’attuale governo di centrodestra». E «leggiamo con stupore quanto dichiarato dall’assessore Natalia Maramotti e non possiamo che condannare questo “ben altrismo” che da molti altri ci saremmo aspettatati ma non dall’assessore che ha tra le sue deleghe proprio la promozione dei diritti delle persone, anche omosessuali. L’assessore dichiara che le priorità sono altre, come se i diritti dei tanti cittadini omosessuali residenti nel Comune di Reggio fossero capricci che le porterebbero via energie dal suo lavoro. A questo punto ci chiediamo quali siano le vere mansioni dell’assessore, di certo non la promozione di una cultura del rispetto e di promozione dell’uguaglianza così come esplicitata nella nostra Costituzione negli articoli 2 e 3. Sono ormai sette mesi che l’Arcigay di Reggio aspetta il rinnovo della convenzione con il Comune, convenzione che tra le altre cose si occupa di dare servizi di accoglienza e contrasto del disagio per conto dell’amministrazione stessa, probabilmente ora ci è più chiara la posizione dell’assessore e comprendiamo il perché dell’azzeramento totale di questo servizio. Se per l’assessore noi non siamo una priorità, crediamo che la giunta dovrebbe ridiscutere la propria strategia e che la maggioranza che la compone dovrebbe esprimere un’opinione al riguardo».


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