Tesi violente forma «erudita»

  

Gentile direttore, leggo sul suo quotidiano una lunga lettera a firma Fabio Trevisani dal titolo “gli omosessuali nuovi intoccabili”. Non posso che inorridire di fronte alla grettezza delle argomentazioni espresse. La forma “erudita” non riesce infatti a nascondere la violenza della tesi del lettore. Molte sarebbero le cose da confutare, anche se ritengo che basti leggere quel testo per comprendere la strumentalità e la cattiva fede del sign. Trevisani.
Per noi che lavoriamo ad una società dalle mille differenze è davvero difficile “tollerare” argomentazioni che vagheggiano ad uno stato etico, ad una visione di famiglia ridotta a mera procreazione, ad un concetto univoco di verità, all’educazione dei figli secondo una ipotetica legge naturale, alla presunzione di chi vuole avere la “libertà” di continuare a definirci malati, impunemente.
Alcune cose mi preme però sottolinearle. Oltre 800 specie di mammiferi e migliaia di anni di storia dovrebbero convincere il signor Trevisani della naturalità della condizione omosessuale. Tutto il mondo scientifico concorda. Si rassegni! Una piccola provocazione. Nel suo rigido castello ideale come colloca coloro che scelgono, questo sì contro natura, di rimanere celibi per una scelta religiosa? Non crede che se tutti scegliessero il celibato il mondo si estinguerebbe? Perché la loro scelta, del tutto legittima, dovrebbe essere più nobile? Consideri, per di più, che l’omosessualità non è neppure una scelta, ma una condizione naturale!
Vede signor Trevisani, nella sua dotta argomentazione ha dimenticato il fondamento: l’amore. Si è omosessuali perché si ama una persona del proprio sesso, perché si desidera vivere insieme, perché si ha un progetto di vita comune, perché si vuol costruire insieme la propria felicità. Dove sta il male per la società? Crede che un bambino non possa comprendere la “banalita'” dell’amore, se ben spiegata da un accorto genitore?
Inoltre, me lo consenta, da cittadino di una repubblica laica che paga regolarmente le tasse, io pretendo di avere gli stessi diritti e doveri già garantiti a tutti gli altri. Escludermi è discriminare! E non mi chieda di ributtarmi nell’ombra da cui difficilmente e con grandi battaglie siamo riusciti ad emergere! Rivendico il sacrosanto diritto a camminare mano nella mano con il mio compagno, alla luce del sole, e, se lo desidero, pure a baciarlo, nei limiti del rispetto degli altri! Esattamente come tutti gli altri cittadini! In una Repubblica che ci riempie di doveri senza darci alcun diritto, nemmeno quello fondamentale della tutela dell’integrità fisica contro gli atti omofobici (intoccabili noi? Magari! Le statistiche dicono ben altro), a differenza del resto dell’Europa, lei pretende di imporci il suo modello: l’unico giusto, l’unico sano, l’unico naturale. Le lasciamo la sua visione rigida del mondo, assumendo per noi altri modelli che partono dalla vita reale, dai sentimenti, da valori come il rispetto, la pluralità, la libertà e la solidarietà.
Un mondo più colorato e dai confini meno spigolosi di quello che dipinge lei, in bianco e nero! A noi il mondo piace così: più gentile, più dinamico, più vivo, più aperto, più vero. Un mondo dove ci sia spazio per tutte e tutti, anche per lei signor Trevisani, e dove nessuno debba essere esposto al pubblico ludibrio solo per una sua particolarità. Di sicuro noi non ci ritaglieremo il ruolo delle vittime. Siamo protagonisti nella costruzione della società che sogniamo e lotteremo per vederla diventare realtà.
La lascio citando il presidente Barack Obama: “la nostra civiltà si fonda sulla convinzione che tutti siamo uguali e ognuno di noi ha diritto alla libertà di perseguire la sua idea di felicità, di sfruttare al meglio le proprie capacità, di dire quello che realmente pensa (non quello che gli altri vogliono sentir dire), di poter essere non conformisti; ma soprattutto di essere fedeli a noi stessi. E’ questa la libertà che arricchisce tutti noi”. Ci pensi!
Luca Trentini
SEGRETARIO NAZIONALE ARCIGAY


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