Pedro Almodovar ha detto che Berlusconi è gay

  

di MARIO AJELLO

ROMA – Pedro Almodovar ha detto che Berlusconi è gay. Potrebbe bastare, no? Macché. I gay sono tanti nel Palazzo («Più di 70!», calcolò Grillini anni fa), la gaytudine allieta Montecitorio (copyright Vittorio Sgarbi) e il gaysmo sarebbe insomma l’unica filosofia pratica («lì dentro ce ne stanno centinaia, ma non lo dicono per paura di non essere rieletti», parola di Alessandro Cecchi Paone) scampata alla morte delle ideologie parlamentari italiane. Dopo tanti annunci più o meno generici, ecco finalmente i nomi. Arriva dal web l’elenco dei primi dieci nomi di politici gay, ed è una bomba (alla crema).
La «listaouting», che mescola on line onorevoli omosex e omofobi eletti dal popolo, con chi comincia? Con Ferdinando Adornato, dell’Udc. Che se la ride così: «Sono dieci ore che sono gay – commenta al telefono, dopo aver distrattamente sbirciato la listina – e mi sono già stufato. Quindi, ho deciso di ritornare etero, com’ero ieri». E poi, e poi, e poi chi c’è nella pink list? Una camicia verde: Roberto Calderoli. Una camicia a fiori, perché così vestito e con jeans attillatissimi il governatore si presentò il giorno delle ultime elezioni, e insomma stiamo parlando di Roberto Formigoni, che comunque ha sempre detto di essere illibato, sfoggia talvolta un look stile Muccassassina (la disco gay di Roma) ma se fosse omosessuale non avrebbe più la testa. Visto che un suo ex assessore, Pier Luigi Prosperini, ha annunciato tempo fa: «I pederasti? Vanno garrotati!». Poi per fortuna s’è scusato il Prosperini. Ora dice Formigoni a chi gli sventola sotto il naso la pink list: «Fantasie malate di personaggi inqualificabili. Non perdete tempo con queste sciocchezze estreme».
L’elenco è opera di anonimi, ma l’ispiratore è Aurelio Mancuso, uno dei leader storici del movimento omosessuale. «Che male c’è a dire di un altro che è gay?», così si difende lui. Tutti gli altri esponenti dei gruppi omosessuali – a cominciare dall’Arcigay che parla di «macchina del fango» – giudicano ripugnante questa iniziativa. Il garante della privacy, Pizzetti, avverte che «i dati sulle tendenze sessuali delle persone non possono mai essere diffusi senza il consenso degli interessati». Intanto si fa un mucchio di risate Paolo Bonaiuti. E’ anche lui in lista, e la cosa lo rende gaio (non gayo). Gira per le stanze di palazzo Chigi, dove è sottosegretario oltre che portavoce del premier, e si diverte a prendere in giro i suoi collaboratori: «Avete un capo gay e non ve n’eravate mai accorti». E pensare che Bonaiuti ha sempre avuto fama di uomo assai galante e apprezzato dalle donne. Non solo Paolino, ma anche Gianni Letta – l’altro sottosegretario a Palazzo Chigi – è fra i nomi della pink list. L’ha presa con un sorriso, e ha altro a cui pensare.
Occhio al centrista Luca Volontè: è in lista! Attenti a Marco Milanese: l’ex braccio destro di Tremonti ha una ex moglie, una figlia e una bella fidanzata che adora, ma è in lista! Ecco il nome di Maurizio Gasparri, che premette («Occupiamoci di cose serie, parliamo di politica») e poi ironizza: «Forse, per trarre vantaggio dal politically correct, sarebbe stato giusto accreditare la notizia. Ma è palesemente falsa, e io sono un banale eterosessuale». Non è in lista Carlo Giovanardi, sottosegretario con delega alla famiglia, ma sembra il più arrabbiato: «L’ispiratore di questa violenta azione intimidatoria è Mancuso, vicino al Pd». Dunque c’è un complotto democrat dietro la pink list? No. Anche perché la deputata gay Paola Concia appartiene a quel partito e prende le distanze dalla vicenda, in maniera molto ragionata: «L’outing rappresenta una pratica estrema e violenta che non appartiene alla mia cultura. Ma in questo caso è figlia dell’esasperazione dei cittadini omosessuali e transessuali, che ogni giorno sono vessati e costretti a subire discriminazioni inaccettabili e sono cittadini senza alcun diritto». E comunque: «Non trasformiamo questa vicenda così delicata in una guerra tra bande». Tranchant Mara Carfagna, ministro delle Pari opportunità: «Questo elenco è una bufala che alimenta l’intolleranza». Massimo Corsaro, vicepresidente dei deputati Pdl, così commenta la propria gaytudine segreta ma ignota anzitutto a se stesso: «Mi era giunta notizia che il mio nome sarebbe stato strumentalmente inserito in un elenco infamante. Per un attimo, ho temuto che mi inserissero in quello degli interisti occulti. Tutto sommato meglio così». Il cattolico pidiellino Mario Baccini è a sua volta in elenco: «Sono seriamente preoccupato – sorride – perché ho già ricevuto un centinaio di telefonate di donne in apprensione, a cominciare da mia moglie Diana». A proposito di mogli e a proposito dell’unico ministro segnalato fra quelli dell’outing: Calderoli. Il fatto che ha sempre insultato gli omosessuali («La civiltà gay ha trasformato la Padania in un ricettacolo di culattoni») è segno che la prima gallina che canta ha fatto l’uovo? La sua ex consorte, Sabina Negri, smentisce: «No, Roberto non è gay. Ma freudianamente, nell’inconscio ci sta dentro di tutto».


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