Onda Pride, domani dieci città mobilitate per i diritti lgbt. Arcigay a Renzi: “Fai uno scatto in più, sposa l’uguaglianza”

  


Bologna, 27 giugno 2014 – Sono dieci le città italiane che sabato 28 giugno saranno attraversate dall’Onda Pride, la manifestazione nazionale del movimento lgbt che celebra la giornata dell’orgoglio, quella dei moti di Stonewall che nel 1969 diedero vita alle rivendicazioni di gay, lesbiche e trans. Alghero, Bologna, Catania, Lecce, Milano, Napoli, Palermo, Perugia, Torino, Venezia saranno i nodi di una rete di cortei che porterà nelle strade contemporaneamente e complessivamente decine di migliaia di persone. “Ancora una volta – dice Flavio Romani, presidente di Arcigay – torniamo a manifestare per riscattare un’intera fetta della popolazione dalla marginalità nella quale uno Stato che non riconosce i diritti la spinge quotidianamente. Il Pride è il giorno dell’anno in cui riusciamo ad invertire una prospettiva, a ribadire la dignità di identità, istanze, relazioni e stili di vita esclusi dall’orizzonte della politica, dai paradigmi istituzionali e spesso anche dagli immaginari dei mezzi di comunicazione di massa”. Tra le rivendicazioni che l’Onda Pride porterà nelle strade, c’ anche quella del riconoscimento delle unioni tra persone dello stesso sesso: “Renzi ha promesso entro settembre la discussione di una legge per il riconoscimento delle unioni tra persone dello stesso sesso”, ricorda Romani. “Di per sé l’annuncio – prosegue –  ha tutti i connotati di un dejà-vu, nel metodo ma anche nel merito della proposta: lo stesso istituto veniva messo sul piatto due anni fa da Pierluigi Bersani e già allora protestavamo per l’arretratezza di una proposta che non raggiungeva l’obiettivo dell’uguaglianza e proiettava il nostro Paese in un dibattito che gran parte dei Paesi europei hanno affrontato dieci o quindici anni fa. La meta – mette in chiaro il presidente di Arcigay –  è e rimane per noi il matrimonio egualitario, cioè l’abbattimento totale del discrimine tra coppie omo ed eterosessuali e il riconoscimento pieno di tutti i diritti, alle une come alle altre. Renzi è di fatto fermo sulle posizione che altri leader hanno già prodotto: ora dimostri in cosa consiste il suo “nuovo verso”, ci faccia contare i passi in avanti che il suo partito è in grado di compiere nel cammino per il riconoscimento dei diritti civili. Il vero cambiamento, in questo Paese, sarebbe quello di vedere entrare una proposta di legge insufficiente in Parlamento e scoprirla arricchita alla fine del dibattito nelle aule. Lo shock della legge contro l’omotransfobia è ancora molto recente: già abbiamo vissuto quella discesa in picchiata che ha trasformato una proposta di legge contro le discriminazioni e i crimini d’odio in un testo ambiguo e scarsamente efficace, costruito con la logica della mediazione tra partiti, dimenticando obiettivi e cittadini e  cittadine da tutelare. E infatti quel testo, nonostante i sempre più ricorrenti casi di omotransfobia riportati dai media, ha completamente arrestato il suo iter parlamentare. Per cambiare verso, allora, bisogna innanzitutto contraddire questi precedenti, perciò a Renzi mandiamo a dire: fai uno scatto in più, sposa l’uguaglianza”. Il messaggio al Premier e segretariodel Pd verrà mandato diffondendo un finto selfie, realizzato da Condividilove e che immerge il Presidente del Consiglio nella folla del Pride.


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