HIV e gay, la pandemia occulta

  

Si e’ chiusa l’8 agosto 2008 a Citta’ del Messico la XVII Conferenza Mondiale sull’AIDS che ha per titolo "Azione globale, ora!"

Nel 1998 solo poche decine di migliaia di persone nei paesi in via di sviluppo ricevevano la terapia farmacologica – oggi sono tre milioni, quasi un terzo degli oltre nove milioni di persone sieropositive dei paesi in via di sviluppo. Da tutti, istituzioni internazionali, politici, governi, e’ stato riconosciuto pubblicamente il ruolo delle associazioni per ottenere questo risulato. Senza l’azione politica e sociale di migliaia di attivisti in tutto il mondo non sarebbe mai stato possibile garantire l’accesso ai farmaci a cosi’ tante persone.

I governi presenti (tra cui mancava l’Italia) e le istituzioni internazionali hanno inoltre chiesto alle associazioni di continuare a fare pressione e fare lobby con le case farmaceutiche, i governi e le stesse istituzioni nazionali perche’ senza questo pungolo sara’ impossibile raggiungere l’obiettivo della copertura sanitaria universale per tutte le persone sieropositive.

"Evidentemente insistere fino all sfinimento serve, commenta Sandro Mattioli, responsabile salute di Arcigay il Cassero, Bologna, questo e’ il senso del motto "Azione globale, ora!", serve che da subito tutti gli attori della lotta all’AIDS, governi, case farmaceutiche, ricercatori, industria, finanze e associazionismo lavorino insieme e nella stessa direzione, ognuno facendo il proprio lavoro, e quello delle associazioni e di spingere tutti gli altri a fare la cosa giusta".

Tutti gli interventi scientifici hanno inoltre sottolineato come la tubercolosi rappresenti una nuova emergenza anche nei paesi sviluppati, inclusa l’Italia, dove i reparti di malattie infettive sono sempre piu’ pieni di malati di TBC. Tutti gli interventi hanno infine evidenziato come lo stigma e la discriminazione rappresentano una delle barriere maggiori alla prevenzione e all’accesso alle cure. Omosessuali, trans, prostitute/i, chi si inietta droga, sono spesso criminalizzati, in molti paesi perseguiti per legge, mancano le campagne di prevenzione dirette a questi gruppi che hanno la piu’ alta incidenza di nuove infezioni.

"Una fetta importante della pandemia dell’AIDS, riporta Riccardo Gottardi, Segretario nazionale Arcigay, e’ completamente negata dall’omofobia. Gay e bisessuali in Africa hanno un’incidenza del virus fino a 20 volte piu’ alta della popolazione in generale. Eppure, come ci hanno raccontato gli attivisti omosessuali Africani, in molti paesi la loro stessa esistenza viene negata e se vengono identificati vengono messi in galera, vengono lasciati morire senza assistenza e senza cure, spesso anche da molte delle associazioni locali di lotta all’AIDS che sono vittime dello stesso stigma della societa’ in generale."

"Chiediamo al Ministro degli Esteri Franco Frattini, continua Gottardi, di seguire l’esempio del suo omologo francese e di avviare un programma per la lotta all’omofobia in ambito sociosanitario in Africa e sostenere il lavoro di AfricaGay (www.africagay.org) il progetto finanziato dal Governo francese".

"Anche in Italia pero’, aggiungono Mattioli e Gottardi, c’e’ una preoccupante crescita dei nuovi contagi tra la popolazione omosessuale, soprattutto quella piu’ giovane. Dobbiamo tutti darci da fare, noi associazioni ma soprattutto il governo e le industrie farmaceutiche per intervenire immediatamente e scongiurare l’esplodere dell’emergenza."

LEGGI IL DIARIO DI SANDRO MATTIOLI
ALLA CONFERENZA MONDIALE AIDS
DI CITTA’ DEL MESSICO


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