Contro la prostituzione

  

Al Direttore di Clubbing
Felix Cossolo

Caro Felix,
ho letto il tuo articolo dedicato al sequestro del Circolo Argos di Milano e, con stupore ho rilevato alcune ingiuste critiche rivolte all’Arcigay che meritano una risposta. In generale vorrei esprimere disappunto per il fatto, che trattandosi di questione delicata, tu non abbia sentito, come amico, come militante del movimento di lunga data e, in qualità di direttore di Clubbing, il dovere deontologico di contattarci per ascoltare la nostra versione dei fatti, tanto più che come ben sai, ogni qualvolta che hai avuto bisogno di una nostra collaborazione questa si è immediatamente concretizzata.

Per quanto riguarda il contenuto dell’articolo dispiace dover leggere che Arcigay abbia avuto nei confronti dell’Argos “solamente rapporti formali”, prima del sequestro inerenti la gestione del tesseramento e, dopo con la sospensione dell’affiliazione.

Nel corso degli ultimi anni ad Enzo è stato comunicato più volte che la sua gestione del tesseramento (verifica all’entrata, immissione di nuove tessere e rinnovo delle quote annuali) era assolutamente carente per non dire inesistente. Tenuto conto delle caratteristiche del Circolo Argos, (un piccolo bar, frequentato da poche decine di persone per volta) abbiamo mantenuto un atteggiamento benevolo, non accordato ad altri Circoli e, comunque, in diverse occasioni abbiamo sollecitato Enzo a seguire le regole.

Da quasi tre anni sono stati diversi i segnali che facevano pensare ad una intensa attività investigativa da parte delle forze dell’ordine rispetto a ipotesi di reato concernenti la prostituzione, anche minorile.

Come Arcigay nazionale, attraverso messaggi nel sistema informativo dei Circoli ricreativi, visite a domicilio, prese di posizione del Consiglio Nazionale, abbiamo richiamato tutti i gestori a un rigido rispetto delle normative vigenti, sia per una maggiore tranquillità del lavoro di tutti i Circoli, e sia per rispondere correttamente alle sollecitazioni pervenuteci dagli organismi preposti al controllo.

Enzo era stato messo al corrente di questa situazione. Se una colpa si può imputare all’Arcigay nazionale, è quella di aver ascoltato le intercessioni pronunciate da diversi gestori di Milano affinché tenessimo conto delle difficoltà finanziarie, che avremmo provocato ad Enzo, nel ritirargli l’affiliazione.

Per quanto riguarda la vicenda del sequestro e dell’indagine in corso, nel ribadire che l’Arcigay ha sospeso l’affiliazione dell’Argos in attesa che il quadro giudiziario sia più chiaro, contestiamo che la nostra associazione si sia disinteressata della questione.

In primo luogo il responsabile del Circuito ricreativo, Roberto Dartenuc, ha preso immediatamente contatto con Enzo, ha acquisito tutti gli atti rilasciati dalle autorità giudiziarie e richiesto di essere informato di tutti i passaggi che l’avvocato di Enzo avrebbe ritenuto necessari, assicurando la massima collaborazione. Dopo una prima telefonata, sollecitata da noi presso Enzo, il legale non si è più fatto vivo.

Chiarisco in questa sede, affinché non vi siano equivoci, che se l’autorità giudiziaria deciderà il dissequestro del Circolo e Enzo potrà riprendere a gestire il locale, come noi ci auguriamo e speriamo, o seguirà scrupolosamente le regole condivise da tutto il Circuito ricreativo, oppure sarà impossibile per noi proseguire nel rapporto.

Il blitz nel Circolo Argos è avvenuto in un particolare momento, le forze dell’ordine avevano operato retate in alcuni luoghi noti per la prostituzione maschile, erano usciti alcuni articoli (di cui uno su Panorama) e interventi in note trasmissioni televisive che tendevano a creare il caso.

Personalmente sono intervenuto su giornali e radio milanesi per sottolineare la posizione di Arcigay: Il clima politico alimentato da posizioni e proposte di legge del governo di centro destra, atte a condannare la prostituzione e a mettere in campo strumenti ancora più repressivi di quelli oggi in vigore, ci troverà sempre su un altro fronte: difenderemo strenuamente le libertà individuali, che possono anche implicare la volontà di vendere prestazioni sessuali.

Stante le attuali normative l’Arcigay non permetterà mai che nei Circoli affiliati vi siano attività legate alla prostituzione e, allo stesso tempo, difenderà sempre, in ogni sede istituzionale e sociale, il diritto che nei circoli privati si possa far sesso. Sulla prostituzione minorile (e di questo va dato atto a Enzo di avere esercitato un controllo efficace sulla presenza degli stessi nel suo circolo non avendo le autorità sollevato questioni da questo punto di vista), si innesta poi, un ragionamento molto complesso che, credo, interroghi la coscienza di tutti: quanto è libero un minore che per necessità (sappiamo tutti che la stragrande maggioranza sono ragazzi stranieri) è costretto a prostituirsi? E quanti di loro sono vittime di organizzazioni criminali? Su questo punto non si possono avere atteggiamenti poetici o intellettuali: quei minori vanno difesi e aiutati ad uscire da un dramma tremendo, che può non importare ai clienti, ma di cui la comunità glbt deve sentire appieno la responsabilità. Caro Felix altro che Inquisizione, qui si tratta di essere tanto coraggiosi da aprire un confronto serio su temi scottanti, antipatici, che si scontrano anche con convinzioni personali legittime.

Come Arcigay siamo pronti a discutere, non siamo però disposti a ricevere lezioni e, soprattutto, vorremmo che al nostro lavoro sia concesso il rispetto, che viene accordato a tanti altri.

Con stima

Aurelio Mancuso
Segretario nazionale Arcigay

L’articolo di Felix Cossolo

Incontriamo Enzo (indagato per favoreggiamento della prostituzione), gestore dell’Argos di Milano, il circolo chiuso grazie alla legge Merlin che risale a 50 anni fa

Il 26 maggio una cinquantina di agenti della Polizia fanno irruzione nel club Arcigay Argos di via Resegone a Milano. Il presidente del circolo Vincenzo Manna e altri due amici vengono indagati per violazione della legge sulla prostituzione; una decina i ragazzi rumeni controllati ed espulsi per immigrazione clandestina, venticinque i clienti italiani perquisiti e interrogati; non erano presenti minorenni e tutti risultano soci del circolo. Attualmente il locale è sotto sequestro. Vincenzo Manna, detto Enzo, di origine campana, all’inizio degli anni Ottanta era barista al One Way, poi si è trasferito alla sauna Teddy e infine ha aperto l’Argos. Non ha mai partecipato ad iniziative culturali e politiche, pur affiliando il suo circolo all’Arcigay; ha sempre esposto manifesti e diffuso materiale informativo gay, mettendo anche a disposizione profilattici per i clienti. Ha avuto un rapporto formale che riguardava esclusivamente il tesseramento con l’Arcigay, che però non l’ha aiutato in questo difficile frangente: ha appreso della sospensione dell’affiliazione in via cautelativa dai giornali e la solidarietà è giunta solo dai clienti. Attualmente Enzo si trova senza lavoro e senza disponibilità economica per far fronte alla normale sussistenza e alle ingenti spese processuali che sopporterà (oltre al pagamento dell’affitto del locale inutilizzabile). Non è stato arrestato (era erronea la voce che lo riteneva posto agli arresti domiciliari), e sostiene di non sentirsi in colpa, non avendo commesso nessun reato: se nelle cabine al piano inferiore c’erano accordi sottobanco tra clienti e ragazzi, lui non lo sapeva e non è mai intervenuto perché non gli sembrava sua competenza controllare ciò che succedeva in cabina (nega anche che nel locale siano mai entrati minorenni). Gli altri indagati erano pubblici ufficiali che venivano a trovarlo in quanto amici e qualche volta gli hanno dato una mano per il tesseramento o il guardaroba. Da parte di Enzo non c’è stato né favoreggiamento, né sfruttamento e si è sempre impegnato contro l’uso di qualsiasi droga nel locale: almeno questa è la sua tesi. La mia opinione personale l’ho già sostenuta sullo scorso numero. Indipendentemente dagli errori di Enzo nel gestire l’attività del circolo (come non privilegiare i rapporti interpersonali con la comunità gay e gli stessi operatori del settore, o l’assenza di iniziative culturali per la nostra comunità) dovuti probabilmente a disinteresse e ignoranza, non si può che essere solidali con lui per quanto riguarda la decisione di sequestrare il locale. Gli auguro una pronta risoluzione della questione e che tutto vada per il meglio. Non siamo più ai tempi dell’Inquisizione e anche l’Arcigay deve fare la sua parte.

Decreto di perquisizione

Il Pubblico Ministero, visti gli atti del procedimento penale nei confronti di Manna Vincenzo per il seguente reato: delitto p.p. dagli art. 110 c.p. art. 3 e 4 L 75/58, e rilevato che vi è il fondato motivo di ritenere che, nei locali e in qualunque altro luogo chiuso nella disponibilità della sopraindicata persona sottoposta ad indagini possono rinvenirsi elementi idonei ad individuare altri coautori del reato, dispone la perquisizione del locale Argos, di tutti i luoghi chiusi adiacenti, di eventuali veicoli che risultassero di proprietà e/o comunque nella disponibilità della persona dell’indagato sopraindicato nonché di tutti gli altri soggetti che si trovassero all’interno dei luoghi perquisendi e che per il loro atteggiamento o per i loro rapporti con l’indagato potrebbero far nascere il sospetto di occultare sulla loro persona tutti o parte dei beni ricercandi, con conseguente sequestro di quanto rinvenuto ed in ogni caso ritenuto utile al fine delle indagini…

Decreto di sequestro preventivo

Il giudice per le indagini preliminari ha deciso che, dagli elementi acquisiti agli atti, appare configurabile il reato contestato a Manna Vincenzo più altri per aver tollerato all’interno del locale Argos la presenza di persone che vi esercitavano abitualmente la prosituzione (art. 3 c.2 n. 3) con l’aggravante di aver commesso il delitto nei confronti di più soggetti (art. 4 c.1 n.7).


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