Cosa cambia se il prof è gay?

  
Sergio Lo Giudice, presidente nazionale Arcigay

Sergio Lo Giudice, presidente nazionale Arcigay

Cambia qualcosa se il prof è gay? Questo il tema della puntata de "L’Italia sul Due”, il magazine quotidiano condotto da Monica Leofreddi, andata in onda ieri pomeriggio alle 14 in diretta su RaiDue.

Il prof in sala era Sergio Lo Giudice, presidente nazionale di Arcigay, questa volta nella veste di insegnante del Liceo Copernico di Bologna, che ha raccontato il suo coming out come insegnante.

Intanto appariva in video Marcello D’Orta, maestro elementare napoletano, reazionario e scrittore (ricordate “Io, speriamo che me la cavo”?) che, lui, se l’è cavata malissimo, invocando una scuola che trasmetta i valori morali di Patria e Famiglia e dichiarando che i gay non dovrebbero poter fare i maestri perché moralmente inadeguati.

Non è mancata la replica di Lo Giudice: fra i valori che la scuola deve trasmettere non c’è l’ipocrisia, da qui l’importanza di non nascondere la propria identità se si vuole trasmettere ai propri studenti il valore della sincerità e una testimonianza di verità

Le altre interviste preregistate a studenti e genitori mandate in onda hanno presentato una grande varietà di posizioni, alcune di grande apertura, altre spaventate da improbabili rischi di proselitismo: alla fine l’elemento dominante risultava un Italia spaccata in due dall’ignoranza della questione.

In studio, Maria Rita Munizzi, presidente del MOIGE (Movimento italiano Genitori) ha ribadito le consuete posizioni familiste dell’associazione: la scuola deve trasmettere un unico modello culturale, fondato sulla famiglia tradizionale; l’omosessualità è una scelta privata e tale deve rimanere. I gay possono insegnare? Sì, purché si adeguino e non facciano proselitismo.

Più ragionevole la posizione di Gabriele Canè, già direttore del Resto del Carlino e della Nazione ed oggi editorialista del Quotidiano Nazionale, che ha lasciato che prevalesse il buon senso: esistono solo gli insegnanti buoni e quelli cattivi, i prof gay esistono e possono essere buoni insegnanti anche senza nascondere la loro identità.

L’argomento del proselitismo è stato autorevolmente superato dalle parole del prof. Gustavo Pietropolli Charmet, psicologo, che ha chiarito che il tema non esiste, dato che l’orientamento sessuale si forma nei primi anni di vita e non è influenzabile dalla volontà di questo o quell’insegnante a caccia di adepti. Lo Giudice ha precisato che l’orientamento sessuale non è una scelta, ma un carattere profondamente radicato nella personalità di ognuno, che quindi non può essere modificato dalla cattedra né può essere considerato con criteri morali. Insomma l’omosessualità — come l’eterosessualità – non è buona né cattiva, semplicemente c’è o non c’è e l’unica scelta è dirlo o non dirlo.

L’altro insegnante preregistrato, il cantautore Roberto Vecchioni, ha fatto giustizia delle affermazioni di D’Orta, citando esempi di bravi colleghi gay e difendendo il diritto ad essere sè stessi a scuola.

A stuzzicare l’Auditel ci ha pensato Maurizio Ruggero, portavoce dell’organizzazione tradizionalista cattolica “Sacro Impero”, (quello che si è menato in diretta con Adel Smith). Dopo aver subdolamente decontestualizzato un affermazione di Mario Mieli per sostenere che tutti i gay sono potenziali pedofili, il fanatico integralista ha delineato la sua idea di scuola: schedatura per tutti gli insegnanti e facoltà di insegnare solo per chi risponda ad una serie di caratteristiche di “superiorità morale”, dal credo religioso alle idee politiche, passando per l’orientamento sessuale.

A questa visione da incubo della scuola ha risposto Lo Giudice, a cui è toccata la battuta finale, che ha spiegato la necessità che la scuola pubblica sia laica e plurale, e che gli insegnanti siano portatori non di un modello sociale e valoriale ma di più visioni del mondo, per permettere così agli studenti di metterle a confronto fra loro sviluppando il loro senso critico.

Forse troppe informazioni (e molta confusione) per l’audience — in prevalenza casalinghe – della fascia 14:00/14:30 ma, alla fine dei conti, un’occasione in più per parlare al pubblico televisivo di un tema ancora scomodo e poco conosciuto.


Comunicato Stampa Circolo Mario Mieli

Il Circolo di cultura omosessuale orgogliosamente dedicato alla memoria di Mario Mieli
Dichiarazioni omofobe e offensive durante la trasmissione l’Italia sul Due

Il Circolo di cultura omosessuale Mario Mieli esprime tutta la propria indignazione per quanto avvenuto all’interno del programma pomeridiano di Rai Due L’Italia sul Due.

Mario Mieli

Mario Mieli

Il tema affrontato "Insegnanti dichiaratamente omosessuali e la loro influenza sulla sessualità dei bambini"; l’argomento ha scatenato affermazioni estremamente offensive, diseducative, pregne di omofobia, discriminazione e follia. Secondo i presenti, rappresentanti del Moige e di gruppi integralisti cattolici, sarebbe opportuno che gli insegnanti dichiarassero il proprio orientamento sessuale, mettendo così in condizione i genitori di scegliere se i propri figli siano o meno loro allievi; ne deduciamo che ai fini delle graduatorie conta il curriculum sessuale e non quello degli studi. Le farneticazioni proseguono con una concessione agli insegnanti omosessuali, ma solo in base alla materia insegnata, nello specifico sì alla matematica no all’educazione fisica dove i contatti sarebbero più facili; infine l’istituzione di un fantomatico registro.

Dovremmo forse tornare al confino delle persone omosessuali ai tempi del fascismo, al paragrafo 175 nazista, in cui queste si deportavano nei campi di concentramento, oppure alla creazione di scuole ad hoc per bambini che manifestano tendenze effeminate o mascoline in contrasto con il loro sesso biologico, con gli insegnanti più idonei.

Ma tra tutti i presenti si è particolarmente distinto un tale Ruggero, esponente di un gruppo estremista cattolico, il quale estrapolati dei passi da Elementi di Critica Omosessuale di Mario Mieli, e interpretati questi in maniera del tutto arbitraria fuori dal contesto, ha infangato il nome dello scrittore accusandolo di pedofilia, di marxismo (l’unico complimento, ovviamente non per lui); ha poi proseguito ammonendo i gay presenti in studio poiché a Mario Mieli è stato intitolato un Circolo, e mettendoli in guardia perché, Mario Mieli, dichiaratamente omosessuale, si è poi suicidato. Ciliegina sulla torta: "fossi in voi ci ripenserei".

Certo Ruggero sarà un eroe per la cultura di destra, per i Fini, per gli Storace, le sue parole musica per gli esponenti di Forza Nuova, un’offesa per chi ogni giorno lotta per la visibilità delle persone glbt, per l’affermazione della diversità come valore, per coloro si battono affinché l’orientamento sessuale e l’identità di genere non siano fonte di discriminazione nel mondo del lavoro, perché come lavoratori si venga considerati in base alla propria professionalità.

Chi dovrebbe ripensarci è proprio Ruggiero, integralista cattolico, poiché con tutti i casi di preti pedofili, si dovrebbe guardare bene dall’iscrivere i propri figli nelle loro scuole; e in aggiunta la maggior parte dei preti è gay, ovviamente non dichiarati, ed insegnanti: manderebbe i propri figli nella fossa dei leoni.

Il Circolo Mario Mieli interpellerà il proprio servizio legale, per la salvaguardia della propria immagine, e appoggerà i familiari di Mario Mieli qualora questi vogliano adire le vie legali per tutelare la sua persona e la sua memoria.

La Presidente
Rossana Praitano


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