30 ottobre. Non dimenticare Toni e Giorgio

  

“L’uccisione diretta o indiretta di omosessuali è solo l’aspetto più estremo della repressione dell’omosessualità, cioè della repressione del desiderio omosessuale che è in tutti” (Mario Mieli).

L’odore della zagara d’arancio non c’è più, non c’è neanche l’odore del pino marittimo, neanche l’esalazione del sangue di due figli della terra siciliana che per un amore “diverso” hanno perso la propria vita, per mano di coloro che, per la vergogna di qualcosa che non si conosce hanno eseguito in nome e per conto di un «onore» troppo spesso vantato e molto meno realmente interiorizzato. L’indifferenza, l’ipocrisia, la cattiveria, atteggiamenti che uccidono l’essere umano, ancora tanti oggi sono i pregiudizi contro gli omosessuali.

Giarre non ha avuto alcuna pietà nei confronti di questi due giovani che avevano manifestato il loro amore e il desiderio di viverlo, in tutti i modi ha cercato di cancellare l’amore di questi due giovani che si amavano, ha omesso per anni la testimonianza di un crimine commesso e mai – in questi 31 anni – ha cercato di risalire alla verità, perché quella risoluzione del caso da parte dell’Arma ha fatto comodo a tutti, anche se qualche sostituto procuratore responsabile dell’inchiesta ha denunciato per mezzo della stampa un modus operandi poco chiaro da parte degli inquirenti.

Ma se Giarre nasconde, a difesa di Giorgio e Toni si erge imponente da Palermo l’idea di don Marco Bisceglia, prete cattolico dell’area del dissenso, per “l’affermazione della libertà, dell’uguaglianza, dei diritti civili, della presa di coscienza nei rapporti umani” degli omosessuali.

Da quell’idea nasce ArciGay con i suoi Comitati Politici e i Circoli Ricreativi, nei quali tutta la Comunità GLBTQI italiana ha avuto modo di poter essere se stessa, sempre e comunque, ricordandosi con sapienza che dallo spargimento di sangue di Giorgio Agatino Giammona e Antonio Galatola è nata e diffusa su tutto il territorio nazionale.


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